Vegan religione e religioni

Pubblicato: 15/02/2021
Vegan religione e religioni
 
Il 3 gennaio dello scorso anno in Inghilterra è stata emessa una sentenza dal Tribunale del Lavoro che ha aperto e creato forte dibattito e addirittura polemiche. La sentenza per la prima volta equiparava il "veganesimo" ad una religione vera e propria in quanto è un’ etica di vita ed un credo filosofico, per questo motivo la persona non può essere discriminata nell'ambito lavorativo.
 
Partendo proprio dalle parole di questo giudice ho cercato di capire meglio dove, nell'ambito religioso, si sovrappone dogma etico ad una scelta vegana o vegetariana.
 
Molte delle religioni monoteiste propongono nei loro momenti rituali la fusione tra il simbolo ed alcuni alimenti specifici: la figura dell'agnello è fondamentale sia nella ritualità cattolica che mussulmana, il simbolo del pane per cultura ebraica e cattolica,...
 
Eppure spesso si parla più di digiuno vero e proprio che di scelta "vegetale".
 
Contrariamente a quanto molti pensano, anche nella tradizione buddista il cibarsi di carne o di vegetali è una scelta personale che non compromette il percorso religioso (troviamo solo nella corrente Mahayana il Mahaparinirvana Sutra che dice: “Mangiare carne distrugge il seme della grande compassione").
 
L'induismo, nei testi Vedici, scritti in sanscrito circa 3000 anni a.C., troviamo migliaia di ingiunzioni contro il consumo della carne: i Veda non condannano soltanto coloro che mangiano la carne, ma chi uccide l'animale, chi vi partecipa, chi compra la carne, chi la prepara e chi la serve.
 
Nella realtà però, oggi, quella che in India viene rispettata è una dieta fondamentalmente vegetariana ma non completamente vegana riservata solo alle caste più alte braminiche.
 
Strano però è come in tutte le religioni che siano monoteiste o politeiste la scelta vegana sia strettamente connessa ad una elevazione dello spirito, con uno scostamento dai principi antropocentrici.
 
Il processo di crescita spirituale però è infatti stranamente, in tutte le religioni, collegato ad una sorta di coscienza etica per raggiungere una forma di sensibilità verso tutto ciò che è definito "Vita".
 
Per concludere mi piacerebbe farvi partecipi di una mia piccola esperienza. Sulle pendici dell'Annapurna c'è un cartello, rivolto soprattutto ai turisti, che avvisa come da quella altitudine in poi non sarà più permesso mangiare cibi animali. Alcuni dicono che questo è strettamente connesso a quella che chiamano "malattia da altitudine" e che la difficoltà nel digerire proteine animali acuisce questo senso di spossatezza. Ma se chiedete alle persone nepalesi, ai tibetani che ormai li risiedono, vi risponderanno "siamo su queste montagne per sfuggire alle sofferenze della vita. Dovremmo dunque infliggere tali sofferenze ad altri? Non riuscirete a sfuggire ai legami della vita materiale finché non avrete eliminato completamente ogni violenza dai vostri pensieri, tanto da inorridire all’idea della brutalità e dell’uccisione di un  animale” (Surangama Sutra)
 
 
Chef Agnese CIMINO
 


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