Gastrosofia lunare: a tavola con la befana!

Pubblicato: 05/01/2024

'La Befana è leggera come una piuma, veloce come il vento e generosa come il sole'.

Gastrosofia lunare: a tavola con la befana!

Il lungo periodo delle feste natalizie, dedicate anticamente al solstizio d’inverno, è chiuso dall’Epifania, che come vuole il detto popolare ‘tutte le feste le porta via’. La dodicesima notte dopo il Natale è da sempre ritenuta una notte speciale dedicata alla luna, di qui il termine ‘epifania’, ‘manifestazione’ propria della luce lunare. Infatti, a differenza del Natale che è una festa solare, l’Epifania si viene a connotare come una festa della luna.

Un astro questo, intimamente connesso a Madre Natura ed al suo ciclo di rinnovamento. La Befana, nome derivato dall’aferesi del termine greco ‘epi-fanea’, che significa ‘visibile’, ‘manifesta’, secondo la lettura volgare si è via via trasformata in Pifania, Befania e quindi in Befana, che appare in cielo la ‘dodicesima’ notte quale una delle trasfigurazioni della natura morente. Di qui, il suo aspetto di donna anziana e scarna in volto.

Figura archetipica, la Befana, coincidente per alcuni aspetti con la 'mitica' antenata Dea Diana, si viene a configurare come strega bianca, generosa dispensatrice di frutti della terra. Questa festa si celebrava a Roma già dal II sec. ed uno dei suoi lasciti, ne sono tutt’oggi i riti propiziatori delle ‘befanate’; usanze pagane queste, che potevano consistere nel bruciare un pezzo di legno non più verde, rappresentante la ‘vecchia’ (simbolo di Madre Natura), che giunta alla fine dell’anno, oramai secca, era ora di segare e bruciare. Quel bruciare, altro non era che un esorcismo contro le privazioni e le negatività passate. Un’altra befanata, consisteva nella questua alimentare fatta di casa in casa dai giovani della comunità, per scacciarle 'cantando e recitando' le manifestazioni inique della natura morente. Così come, ripresa invece dai saturnali latini, vi era la tradizione di portare gli animali domestici alla mensa degli uomini e farli servire dai rispettivi padroni, durante la notte di festa, per impedire loro di acquistare il dono della parola. Apotropaici sono infine, i fuochi che ardono nelle campagne la sera dell’Epifania, da cui si traggono auspici per l’anno nuovo, accompagnati dai cortei mascherati di giorno 6 gennaio, al ritmo di canti e musica, tipici del folklore gallico.

Il personaggio della Befana, era una strega benevola che abitava tra i boschi, in collina, vicino alle carbonaie, proprio come le bianche wiccan dei culti nordici, e portava ai bambini cattivi carbone o legno e a quelli buoni doni alimentari quali agrumi, frutta secca o candita e biscottini di panpepato.

Questa tradizione dei doni fatti dalla befana, come ogni usanza che dal paganesimo è convogliata nella religione, è variegata. Secondo una prima leggenda risalente intorno al XII secolo infatti, sarebbe collegata ai Re Magi che, non riuscendo a trovare la strada per Betlemme, chiesero informazioni ad una vecchietta che sgarbatamente si rifiutò di ascoltarli. In seguito, la donna pentitasi di tale azione preparò un sacco pieno di dolci e si mise a cercarli, fermandosi ad ogni casa a donare dolciumi ai bambini nella speranza di ritrovarli con il piccolo Gesù. Da allora questa vecchietta nella notte tra il 5 e il 6 gennaio girerebbe per il mondo, facendo regali ai bambini per farsi perdonare; una seconda narrazione invece, racconta che Numa Pompilio, uno dei famosi sette re di Roma, avesse l'abitudine di appendere durante il periodo del solstizio d'inverno una calza in una grotta per ricevere doni da una ninfa.

La Befana nel tempo quindi, si è configurata come una figura generosa e dispensatrice di frutti della terra. I suoi doni alimentari quali frutta secca, mele, arance, vanno letti come offerte primiziali, che, richiamando i semi della terra, vengono ad esercitare una funzione propiziatoria. Il carbone, antico simbolo rituale dei falò, inzialmente veniva inserito nelle calze o nelle scarpe insieme ai dolci, in ricordo del rinnovamento stagionale; mentre, cenere e carbone, entrambi presenti nelle calze dei bambini cattivi, sono elementi primordiali, aventi la funzione di talismani. Successivamente la cultura cattolica, trasformò il carbone in simbolo di punizione per i bambini che si erano comportati male durante l'anno. Nella civiltà contadina le calze della befana (una per ciascun bambino della famiglia), di solito erano appese sotto la cappa dei caminetti, perché la vecchia le trovasse subito. Molti le agganciavano direttamente alla catena del paiolo, altri a dei chiodi fissi in qualche angolo del focolare.

L’antica ritualità della celebrazione dell’Epifania, sul piano alimentare e gastronomico deriva quindi, dai culti agrari e contadini, con pietanze fatte in casa a base di legumi e maiale. Non di meno di zuppe e patate, proprie di un’alimentazione povera ma nutriente, che è sempre seguita da quella dolciaria; esempio, ne è la tradizionale ‘torta dei Magi’. Si tratta di una focaccia o di una torta, contenente monete, fave secche, o altri piccoli pegni. Gli invitati che trovavano il pegno nella propria fetta, divenivano i re della festa, incarnando il re dei saturnali Romani o i re Magi della tradizione Cristiana, e terminata la notte di festeggiamenti infine, insieme ad una bevanda a base di orzo o di latte caldo e miele, tutti i commensali salutavano la festa, assaggiando dolcetti rustici raffiguranti animaletti, fiori e figure angeliche (i befanini).

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Come preparare ‘la torta dei magi’.

Ingredienti

Farina - Uova - Burro - Zucchero - Latte - Lievito - Acqua di arancia - Scorza di limone - Frutta candita - Una fava - Una mandorla.

Preparazione

Sciogliere il lievito nel latte e aggiungere la farina. Mescolare bene il composto. Lasciarlo riposare per un paio d’ore. Una volta raddoppiato il volume, aggiungere la restante farina, le uova intere, lo zucchero, il burro fuso, l’acqua d’arancia, i canditi e la scorza di limone.

Mescolare il tutto con la pasta precedentemente lievitata e lasciare riposare ancora per due ore. Mettere l’impasto in una tortiera con il buco, precedentemente imburrata. Decorare la superficie con la restante frutta candita. Prima d’infornare, nascondere una fava o una mandorla nella ciambella e cuocere in forno a 160° per 30 minuti.

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Come preparare ‘i befanini’.

Ingredienti

farina, burro, zucchero, uova, scorza d'arancia e limone, lievito, rum, sale, confettini colorati o scagliette di zuccherini.

Preparazione 

Impastare la farina con burro, zucchero, uova, scorza grattugiata d’arancio e limone, lievito, un bicchierino di rum e un pizzico di sale. Bagnare con un po’ di latte, in modo da avere un composto liscio, e farne una palla da mettere a riposare in luogo fresco. Aiutandosi con un mattarello, stendere l’impasto non troppo sottile, e ritagliare delle forme di animali, fiori ed angioletti.

Nel frattempo, imburrare una teglia ed adagiarvi i biscotti, spennellandoli con uovo sbattuto e cospargendoli di confettini o zuccherini colorati. Passare in forno ben caldo, affinché i befanini non avranno assunto un bel colore tra il dorato e il nocciola.

Dì 'Befana', e la rapa è vana... Buon Appettito!

 

Emilio FERRARA



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