A Reggio Calabria l’incontro di Elisabetta Rogai e Filippo Cogliandro

Pubblicato: 01/11/2022
A Reggio Calabria l’incontro di Elisabetta Rogai e Filippo Cogliandro

La grandezza dell’arte e della cucina di Filippo Cogliandro,  valorizzata e reinterpretata con rispetto e sapienza, arricchita da un tocco di creatività di una grande Artista come Elisabetta Rogai e la sua tecnica EnoArte®, altro ingrediente del tutto italiano, fondamentale quando si tratta di inventare accostamenti cromatici nuovi e sorprendenti…

Quella di Filippo Cogliandro è una cucina basata sull’estro che scava nella memoria tirando fuori rivisitazioni ragionate, mai estreme, dove il richiamo alla tradizione casalinga si fa meno presente per lasciare spazio alla sua creatività esplosiva, il suo sapere modulare l’arte sul filo sottile tra passato e futuro, tra tradizione e innovazione, tra la voglia di andare a ritrovare antichi sapori e il modo di prepararli con la cura di non snaturarli nel riproporli. La sua è una rivisitazione da grande chef, gentile, ragionata, creativa ma mai troppo estrema.

Come ci dice Filippo Cogliandro accogliendoci….. "Io tengo sempre presente un grande detto di Gualtiero Marchesi “Bisogna esaltare la materia, non sé stessi” e per me cucinare è come scrivere una musica, nota dietro nota per comporre una sinfonia, mi sento come un direttore d’orchestra, un artista, un pittore che unisce i colori e crea un dipinto, per me questo lavoro è vita, passione, fatica, creatività, inventiva, studio delle origini, la chiave di lettura della storia della cucina  e la ricetta per ridonarle la centralità che merita nella vita civile, la forma d'arte per eccellenza. Senza dimenticarne un importantissimo risvolto: il rapporto fra le due funzioni complementari di chi cucina, il «desiderio di capire» e la «passione di trasmettere».

Palizzi, una storia che viene dal mare

Alle pendici dell’Aspromonte meridionali, Palizzi è un borgo ricco di storia. Ricade nel territorio dell’area ellenòfona e ne fece parte culturalmente e linguisticamente. Alcuni ipotizzano fosse anticamente una delle sette città ricordate da Aristotele e fondate dai calcidesi.Il gesuita Cesare de Cara sostenne che queste coste furono occupate dagli Heltei-Pelasgi provenienti dalla Mesopotamia, prima dei Greci. Ad avvalorare questa posizione sono alcuni reperti come cocci, vasi e piatti tipici di quell’epoca. Questo territorio fu popolato sin dall’antichità in quanto ricco e fertile: vi è infatti un clima mite, abbondanza di acque sorgive e creta, che veniva lavorata per ottenere vasellame e mattoni. Palizzi è un borgo importantissimo per la sua posizione geografica. La regione dove sorge, infatti, è la parte più estrema della penisola, quella che un tempo veniva chiamata Esperia Enotria – rispettivamente “terra d’occidente” e “terra del buon vino”– e che poi prese il nome di Italia. Il centro della cittadina è caratterizzato da molti Catoja, che in dialetto calabro vuol dire ambiente sotterraneo (dal greco kàto=sotto, ghèo=terra. katòghio in greco), utilizzati anticamente per conservare nel tempo vivande e come rifugio durante le invasioni di popoli stranieri. 

Dr.ssa Mariagrazia MAZZARACO



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