Vedere e non Credere

Pubblicato: 26/04/2025
Vedere e non Credere

Si conclude l'ottava di Pasqua, siamo alla seconda domenica e i discepoli hanno ricevuto l'annuncio da Maria di Magdala, Cristo è risorto, ma non l'hanno ancora visto. Sono intimoriti, sono rintanati, per così dire, nel Cenacolo, per paura, perché manca loro il coraggio, vivono un momento difficile, di incertezza, credono o non credono, sono presi da dubbi, hanno qualche difficoltà anche in riferimento alle parole dette dalle donne, in particolare dalla Maddalena. Però Gesù, nonostante tutto, nonostante le loro perplessità e tentennamenti, non esita a presentarsi direttamente a loro, in modo che possano accoglierlo, riconoscerlo.

Gli apostoli sono presi dalle loro paure e dallo sconforto per come sono andate le cose ma Gesù non li trascura, potremmo dire, sta proprio lì, in mezzo alle loro paure, in mezzo a loro, così come sta ora in mezzo a noi, da quando si è rivelato nello Spirito.

Il Cristo Risorto è vivo e presente. E' in mezzo a noi, come afferma Martin Buber: "non è presente in un io o in un tu, ma tra l'io e il tu", cioè nella comunità; è presente nell'umanità e si rende presente non per fare rimproveri ma, al contrario, per dirci tutta la sua pazienza infinita. Ne ha avuta tanta con questi discepoli, con gli apostoli, ma anche con noi ha una grande pazienza, e attende sempre un nostro passo di conversione.

Il Maestro fa la stessa cosa con Tommaso che esterna senza timore il suo stato d'animo: io non crederò finché non metterò le mani nelle ferite dei chiodi del costato, finché io stesso non toccherò con le mie mani. E Gesù accoglie la sfida e per questo appare nuovamente a tutti e a Tommaso.

Riguardo all'apostolo Tommaso va detto che spesso viene tacciato come l'incredulo:, come colui che non crede se non mette il naso, così come si dice anche nei detti popolari. Ma in realtà Tommaso è sincero, e più volte nel Vangelo ha manifestato, al contrario, tanto coraggio, quindi non si tratta di incredulità, ma piuttosto di trasparenza. Quella trasparenza di chi dice ciò che pensa, e lo dice con sincerità, soprattutto mettendosi alla ricerca della verità. Infatti, quasi vergognandosi per aver dubitato e fatto quella richiesta pretenziosa, dinanzi al Risorto cadrà in ginocchio e gli indirizzerà una preghiera bellissima: "mio Signore e mio Dio". Dal canto Suo il Signore non lo giudica, non si lascia prendere da tutto questo, non rimprovera, non dà ultimatum, non recrimina nessuno, ma piuttosto rilancia col desiderio che tutti, avendo creduto e accolto il Mistero della Resurrezione, avendolo capito ora, si facciano messaggeri.

Questa Parola che è rivolta ora a noi ci dice, in sostanza, che anche noi dobbismo divenire messaggeri, come lo stesso don Tonino Bello affermava sottolineando quella espressione di Gesù; "beati coloro che pur non avendo visto crederanno". È una beatitudine rivolta a noi che crediamo pur non avendo visto i fatti della risurrezione; crediamo nello Spirito, nella presenza dello Spirito di Cristo Risorto, e nell'azione dello Spirito in mezzo a noi.

Lo Spirito del Risorto è certamente in mezzo a noi, ma abbiamo bisogno di fede, abbiamo bisogno di alimentare questa fede, per poi testimoniarla. Siamo chiamati ad essere messaggeri di Cristo, "discepoli-missionari" del Vangelo (cfr. Papa Francesco, Evangelii Gaudium) che annunciano a tutti il Cristo risorto. Perché questo poi, in fondo, è il compito del cristiano.

Don Tonino Bello riguardo a Tommaso afferma: "è colui che condivide il suo tentennamento, la sua angoscia, la sua amarezza, la condivide con i suoi, come si deve fare in una buona famiglia, in una Chiesa autentica, che vive i suoi limiti, e nella trasparenza affronta e accetta anche le proprie difficoltà".

Stiamo vivendo un momento difficile perché la repentina scomparsa di papa Francesco inevitabilmente, oltre al dolore del distacco, immette nei nostri cuori dubbi e preoccupazioni per il futuro della Chiesa ma non fobbiamo temere e non deve sfuggirci il fatto centrale per la nostra fede e cioè che il Risorto stesso provvederà perché la Chiesa è Sua e il Suo Spirito agirà per il bene di tutti..dobbiamo crederLo.

don Alfonso GIORGIO



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