Un semplice pezzo di pane: alimento di vita e di vita Eterna

Pubblicato: 03/01/2022
Un semplice pezzo di pane: alimento di vita e di vita Eterna

Quando il nuovo arcivescovo di Bari-Bitonto, Mons Giuseppe Satriano diede inizio al suo mandato pastorale, in cattedrale, alla fine della celebrazione prese l’originale iniziativa di consegnare un pezzetto di pane a tutti, attribuendo un valore a quel segno: “un semplice pezzo di pane” che come egli stesso spiegò, doveva essere portato a casa. A tutti disse: “nella vostra casa, beneditelo con una preghiera, condividetelo e donatelo”, con la promessa che “questo segno lo vivremo, di volta in volta, in tutte le comunità quando verrò a visitarvi”[1]. E’ stata proprio questa circostanza ad indurmi a riflettere sul segno del pane nella Sacra Scrittura e nella fede cristiana. Quanto può valere un semplice pezzo di pane? Cosa può significare il gesto di spezzarlo e condividerlo? C’è una forza spirituale nascosta e misteriosa nel pane, tanto da presentarsi a noi, in Gesù, quale sacramento di unità. E’ una lunga storia che comincia dalla notte dei tempi.

Il pane nella storia dell’umanità

Paul Claudel nel suo celebre dramma L’Annunzio a Maria scriveva: “Interroga la vecchia terra, ti risponderà col pane e col vino”[2]. Essi sono gli archetipi dell’alimentazione, tant’è vero che in ebraico lehem, “pane”, ha la stessa radice verbale della parola “guerra“, proprio perché si tratta di una conquista primaria dell’esistenza. Il pane è un alimento essenziale per la vita dell’uomo. Conferme in questo senso vengono da diversi ritrovamenti archeologici che testimoniano già in Egitto la sua presenza da oltre 4000 anni a. C[3], ma anche la civiltà greco-romana ne facevo uso essendo fondata principalmente sulla coltivazione dei cereali. Le civiltà antiche guardavano al pane come al risultato del lavoro nei campi con la soddisfazione di averlo potuto confezionare ancora una volta qual buon esito dei raccolti.

L’equilibrio di ogni società era per così dire mantenuto, per millenni, sul lavoro agricolo, sui raccolti e soprattutto sul controllo centralizzato delle farine e sulla loro equa distribuzione tra la gente. Quando incombevano problemi a causa delle carestie e conseguentemente la quantità di farine si riduceva drasticamente, erano inevitabili le sommosse e le rivolte popolari, spesso incontrollabili e dall’esito a volte tragico. Per ben governare le autorità di governo dovevano porre molta attenzione alla possibilità generale di accesso alle riserve di farina centralizzate. Non a caso, il poeta romano Decimo Giunio Giovenale  lasciandoci una testimonianza inequivocabile in questo senso ci tramanda il famigerato motto: “Panem et circenses”. Secondo lo scrittore romano gli imperatori tenevano a bada il popolo mettendo in pratica questo principio:

«[...][populus] duas tantum res anxius optat panem et circenses»[4]

Alla lettera: «[...] [il popolo] due sole cose ansiosamente desidera: pane e giochi circensi”, il pane e i giochi da circo, cibo e divertimento. Quando ad un popolo togli il pane e il divertimento allora perdi il controllo su di esso.

In medioevo le autorità, nell’esercizio del governo, non si impegnavano a promettere pane e vita spensierata, anche perché non riuscivano facilmente a soddisfare le esigenze di tutti. Per questo spesso registrarono improvvise carenze di farina con il conseguente aumento del costo del pane e il verificarsi di moltissime sommosse e rivolte di popolo. Ugualmente in età moderna accadevano le stesse cose. Basti pensare alla famosa rivolta dei Milanesi del 1628 descritta in maniera dettagliatissima da Alessandro Manzoni nell’episodio dell’assalto ai forni de I promessi sposi. La carestia dell’anno precedente, aveva causato un aumento considerevole del prezzo del pane con tutte le conseguenze.

L’excursus storico sul valore del pane nelle società antiche e moderne potrebbe continuare perché tanti sarebbero gli aspetti da considerare ma a noi basta sapere effettivamente quanto importante sia il pane: alimento base per la vita degli uomini oltre che simbolo spirituale di fraternità ed unità.

Da un punto di vista teologico l’approccio al tema del pane diviene ancora più interessante e complesso poiché diverse sono le sfumature spirituali, liturgiche e antropologiche.

La stessa preghiera del Padre Nostro che Gesù ci ha insegnato, contempera tra le petizioni la richiesta a Dio del “pane quotidiano”, necessario per vivere. Quando si fa riferimento al sostentamento della famiglia si usa dire: “devo lavorare per portare il pane a casa” e quando c’è grande povertà si dice “non hanno nemmeno un tozzo di pane per sfamarsi”. Anticamente ai carcerati si usava dare solo “pane e acqua”, persino certe pratiche spirituali prevedevano una sorta di digiuno per settimane a pane e acqua. Il pane si attesta quindi tra i cibi più necessari per la sopravvivenza, un elemento essenziale per la vita dell’uomo, immagine immediata del bisogno di nutrimento e sostentamento. 

[1] G. Satriano, Discorso di saluto alla comunità diocesana al termine della Celebrazione Eucaristica, Bari 25 gennaio 2021, in www.ardiocesibaribitonto.it.

[2] P. Claudel, L’annunzio a Maria, Vita e Pensiero, Milano 1956, 29.

[3] Cf. E. J. Heinrich, I seimila anni del pane. Storia sacra e storia profana, tr. it.. O. Rizzini,  Universale Bollati Boringhieri, Torino 2019.

[4] Cf. D-I.Iuvenalis - A. Persi Flacci,  «Saturae», in Id., Edizioni W.V Clausen, 1959. Si tratta delle satire del poeta e costituiscono l’unica produzione letteraria giunta integra fino a noi, databile tra l’anno 50 e il 140 d.C.  Per estensione, la locuzione “pane e giochi”  è stata poi usata, per definire l’azione politica di singoli dittatori, principi,  re, o gruppi di potere volta ad attrarre e mantenere vivo il consenso del popolo attraverso una continua e programmata organizzazione di spettacoli e attività ludiche collettive tra cui anche  le terme e ogni altro tipo di attività che riuscisse  a distogliere l’attenzione dei cittadini dai veri bisogni sociali  e dalla vita politica, in modo da lasciare che di queste cose se ne occupasse solo una élite. Nel tempo, con un’ intenzione simile, si è usata l'espressione Feste, farina e forca per definire la vita a Napoli durante il periodo borbonico, in cui si era diffusa la pratica di distribuire pubblicamente il pane a tutti, soprattutto mentre venivano eseguite le condanne di impiccagione come dimostrazione della forza del potere politico e al tempo stesso a capacità di assicurare il sostentamento e il mantenimento della legalità per il bene di tutti.

don Alfonso GIORGIO



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