Un bicchiere d'acqua: trasparenza di vita nuova in Cristo

Pubblicato: 25/09/2021
Un bicchiere d'acqua: trasparenza di vita nuova in Cristo

In questa domenica, in continuità biblica, ci viene proposta ancora una volta una pericope del vangelo di Marco. Qui ci viene riferito di quell'episodio in cui gli apostoli manifestano una certa invidia e una certa gelosia per persone diverse dal gruppo.

Sono persone che cacciano demoni e, appunto, fanno qualcosa di buono, sicuramente vantaggioso per chi soffre. Il problema  è che non lo fanno all'interno del gruppo, perché sono al di fuori del gruppo, dei prescelti da Cristo. Per questo si consolida  un sentimento negativo: l'invidia, peccato annoverato tra i vizi capitali dalla chiesa. In effetti, si tratta di un sentimento cosi ricorrente ed instintivo che nessun ambiente ne è indenne, nemmeno l'ambito ecclesiale. 

"Il mio gruppo soltanto, la mia associazione,  può fare meglio di chiunque altro". In questi tempi, invece la Chiesa sta riscoprendo e valorizzando il valore altissimo della "sinodalità". A questo livello, primo e  fondamentale passo da fare è riconoscere le capacità dell'altro, le sue possibilità; come pure considerare, senza problemi, il fatto che possa fare meglio di noi, cioè possa riuscire meglio di noi. 

Ecco l'insegnamento di Gesù per gli apostoli e per ciascuno di noi: non dobbiamo avere paura dell'altro, nè nutrire sentimenti di invidia ma, piuttosto, collaborare. Quando qualcuno fa delle cose e le fa bene, sarebbe meglio valorizzarlo piuttosto che dargli guerra. Come spesso capita e bisogna dire con onestà, purtroppo anche in ambito ecclesiale, in mezzo a tutti questi scandali che possono capitare - tra cui anche gravi che Gesù stesso evidenzia quando menziona proprio gli scandali verso i piccoli, verso gli indifesi, verso i bambini, - ecco che l'atteggiamento piu giusto è riconoscere il bene e se necessario accettare i propri limiti o errori.

A riguardo  bisogna dire, con onestà, che anche la stessa Chiesa non ha saputo sempre accogliere il grido di sofferenza di quei bambini che si sono ritrovati vittime di attenzioni malsane e talvolta anche da parte di ecclesiastici. È quanto è stato ribadito in occasione proprio dell'indizione del Sinodo.

È stato pubblicamente fatto questo riconoscimento: l'incapacità piu o meno diffusa di ascoltare il grido dei piccoli. Ecco, in mezzo a tutto questo "pattume" il Signore Gesù offre un indirizzo: "se hai un occhio di scandalo cavalo, se hai una mano di scandalo, tagliala...".  In mezzo a queste situazioni tristi non possiamo che  interrogarci. Tutto ciò ci fa pensare che c'è molto da fare per costruire buone relazioni: "c'è un bicchiere d'acqua o no?"; un bicchiere d'acqua che si può dare, un bicchiere d'acqua fresca che noi possiamo dare, perche anche solo un bicchiere d'acqua dato a chi è nel bisogno può diventare per noi un motivo di cambiamento, ci può aiutare ad essere migliori, ci può aiutare ad essere credibili come diceva Livatino: "non  tanto essere credenti ma piuttosto essere credibili" perché noi, poi, dovremmo  porci in atteggiamento di ricezione.

Don Tonino Bello affermava che noi "siamo molto bravi a dare ma, ricevere no". Bisogna, invece, rendersi disponibili ad accogliere il dono degli altri, il marocchino, il tossicodipendente, l'altro in genere, sono soggetti che hanno da darci, anche loro possono darci qualcosa e tutto questo significa in ultima analisi:  attenzione ai volti, valorizzazione della diversità come fattore di ricchezza.

L'immagine di una società solidale fiorisce solo quando i fratelli e le sorelle si trovano insieme e dialogano. Anche in questo comprendiamo che quel bicchiere d'acqua diventa trasparenza di una vita che sa accogliere un'altra vita, sa valorizzare l'altro, non nutre nessuna invidia e sa dialogare con l'altro, disposto anche  a ricevere doni e , perché no anche da chi apparentemente non ne potrebbe dare.

Sforziamoci, dunque di vivere questa dimensione di prossimità e di reciprocità nella fraternità di cui molto spesso Papa Francesco  ci parla ponendocela come obiettivo per essere pienamente cristiani. 

don Alfonso GIORGIO 



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