Nelle braccia di Gesù

Pubblicato: 02/10/2021

(Mc 10,2-16)

Nelle braccia di Gesù

In questa domenica è sempre il vangelo di Marco ad accompagnarci. Ancora una volta ci vengono riferiti problemi e difficoltà di interpretazione circa le leggi e le indicazioni antiche per la vita spirituale. Sono i farisei, come al solito a voler mettere in difficoltà Gesù interrogandolo circa il matrimonio ed il caso del ripudio della moglie da parte del marito, accettato e proposto come soluzione limite (in alcuni casi particolari) dalla legge di Mosè. In realtà era diventato un pretesto facile nelle mani degli uomini per dividersi dalle spose.

Questa parola sembra tanto attuale al tempo d’oggi perché molto facilmente assistiamo alla rottura di tanti matrimoni, di tante relazioni d’amore. E’ un fatto statistico. Sono aumentate le separazioni. Purtroppo questo accade in maniera quasi ordinaria. Senza  entrare nel merito, nè giudicare nessuno, ci accorgiamo che alla base ci sono sempre tante fragilità, tante problematiche che non possono essere racchiuse in una breve riflessione come questa. Però possiamo affermare che qui è Gesù stesso a ricordarci un fatto fondamentale: tutto scaturisce dalla “durezza del cuore”.

“E’ per la durezza del vostro cuore…” che è stato permesso questo. La Sua risposta diventa un invito a ritornare indietro ad andare alle origini: così come è scritto in Genesi: l’uomo e la donna saranno una sola carne, un solo cuore. Gesù rimanda a quella fedeltà, quella indissolubilità che è una caratteristica biblica delle origini, per cui l’uomo è creato e cioè per entrare in relazione con gli altri.

All’apice di ogni relazione c’è proprio il sacramento del matrimonio, un’ unione sponsale che, addirittura per don Tonino Bello diventa icona della Santissima Trinità, perché proprio attraverso la vita degli sposi, si può contemplare il volto di Dio. Abbiamo dunque un recupero di questa unione con Cristo, un’ unione con Dio e con la Santissima Trinità nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo per cui il matrimonio, diventa addirittura icona privilegiata di questa immagine teologica molto profonda.

Noi tutti dovremmo recuperare questa icona, ma il problema è che molto spesso le relazioni vengono vissute all’insegna della superficialità. Del resto, diciamolo pure, la nostra fede cristiana si gioca nelle relazioni e perché è lì, che in un certo senso, veniamo provati. 

Il banco di prova della nostra fede è proprio nelle relazioni umane: una parola detta male, un gesto compiuto in maniera insofferente a svantaggio dell’altro, può anche causare gravi allontanamenti e divergenze profonde. 

Le relazioni diventano per noi lo strumento attraverso cui alimentiamo la nostra fede. Una fede che dovrebbe essere  vissuta con lo stesso atteggiamento dei piccoli, così come viene descritta da Gesù stesso in questa pericope evangelica: mentre gli altri scacciavano i bambini Gesù li prendeva con se “li teneva in braccio”. Ecco! Direi che questo dovrebbe essere l’atteggiamento del cristiano: lasciarsi prendere dalle braccia da Cristo, stare in braccio a Lui.

Da lì, cioè da quel punto di vista ravvicinato al cuore di Gesù la prospettiva cambia. Ci accorgeremo che la prospettiva sarà diversa. Se noi guardiamo alla realtà delle relazioni e le imposteremo sempre rimanendo in braccio al Signore, tra le Sue braccia è molto possibile che le cose cambino.

Con la consapevolezza di essere in Cristo e di essere uniti a Lui ci verrebbe facile avere un atteggiamento più pacato tra noi, con uno stile accogliente e rispettoso soprattutto dei bambini e dei più piccoli del vangelo. Don Tonino Bello diceva che ai bambini bisogna accostarsi con fede, non semplicemente “per rispetto” perché avere rispetto nei loro confronti significa riconoscere che il bambino è fragile. Questo viene da sé ma don Tonino Bello insiste anche sulla necessità di accostarsi a loro “con fede”, cioè riconoscere che “il bambino è pieno di Dio”.

Generalizzando è con questo atteggiamento che noi dovremmo entrare in relazione con gli altri, con questa consapevolezza spirituale, specialmente se si tratta di indifesi e piccoli: un atteggiamento rispettoso nelle relazioni. Nel matrimonio e soprattutto nelle relazioni tra noi, quindi, diventa interessante prendere a modello il bambino del vangelo - messo al centro da Gesù -  che nel relazionarsi con gli adulti e con gli altri si rivolge con fiducia, in atteggiamento ricettivo, nella più assoluta serenità e gratuità, lasciandosi abbracciare dal Signore.

don Alfonso GIORGIO 



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