Le nostre mani nelle mani di Dio

Pubblicato: 12/08/2023

Mt 14,22-33 

Le nostre mani nelle mani di Dio

In questa domenica c’è tempesta, Gesù cammina sul mare. Si tratta evidentemente di una grande miracolo. Chissà come si saranno stupiti gli occhi degli apostoli nel vederlo camminare sulle acque, quasi non credono. Ed è per questo che lo considerano un fantasma e Pietro si lancia in avanti incontro al Maestro per chiedergli di camminare insieme a Lui. Uno slancio di fede? Una preghiera pretenziosa? La prima motivazione che rinviene dallo stesso vangelo sembra essere quella della  verifica. Cioè l’apostolo vorrebbe avere una prova dell’identità di quel presunto “fantasma”, ma per il resto sicuramente si tratta della grande disponibilità di Pietro, sempre pronto a rischiare di persona e a buttarsi passionalmente sulle cose. 

In un primo momento anche Pietro cammina sulle acque, poi sembra soccombere e affogare.  Nel pieno del miracolo dubita; mentre è preda del dubbio crede: “Signore, salvami!”. E Gesù lo prende per mano. Anche noi possiamo tendere la mano e Gesù certamente non mancherà di sollevarci. Dio salva, questa è la fede. Pietro è preso dal dubbio e dalla paura ma anche noi ci ritroviamo spesso in questa situazione. In riferimento alla nostra esperienza di fede personale, infatti, possiamo confermare  che nel cammino di vita dobbiamo essere costanti, dobbiamo essere forti nella fede, ma anche dobbiamo capire che il mistero ci può toccare, che il mistero si può rivelare a noi.

In molte circostanze siamo più propensi a guardare il male, a considerare il male – simbolo del male che ci avvolge e ci ammorba - a lamentarci del male che c’è nel mondo, ad amplificarlo, dando spessore al male piuttosto che al bene, come se al bene non ci credessimo fino in fondo.

In certe occasioni ci accade qualcosa di grande, di bello e non riusciamo a crederci, come nel caso di Gesù che cammina sulle acque. Non credevano ai loro occhi! Così in ogni situazione della nostra vita, dovremmo sentirci amati dal Signore, toccati dalla sua Grazia, eppure ci chiudiamo in ciò che non va, sminuendo il bene, il Sommo Bene di cui possiamo godere..

E’ umano cadere in questa “trappola”, però dobbiamo credere anche nella forza del messaggio del Vangelo, nella forza dirompente del messaggio di Gesù, del suo camminare in mezzo a noi, persino sulle acque, cioè camminare sfidando anche le difficoltà e gli ostacoli. Noi con Lui possiamo sfidare ogni difficoltà, ma dobbiamo metterci anche del nostro, continuando a remare sulla barca della nostra vita sballottata dalle onde ed essere anche noi profetici, accogliendo questo Vangelo e rendendolo profezia nel mondo con la nostra testimonianza di vita.

Don Tonino Bello, -  mi piace citarlo  sempre -  l’amato vescovo della Pace, diceva tante volte che “presi da una fede flaccida e svenevole abbiamo fatto dell’Eucaristia, un momento di compiacimenti estenuanti che hanno smentito proprio la forza d’urto della stessa Eucarestia e ci hanno impedito di udire il grido dei Lazzari che stanno fuori la porta. Nel nostro banchetto si deve scatenare una forza dirompente”.

Dall’Eucarestia deve venire la forza, il coraggio di affrontare ogni difficoltà e testimoniare la gioia dell’incontro e dell’annuncio. Questo può accadere se noi sfidiamo anche gli ostacoli che potremmo trovare sulla via e continuiamo a mantenere fede al Vangelo credendoci fino in fondo. Solo così riusciremo a camminare spediti incontro al Signore che viene in mezzo a noi.

don Alfonso GIORGIO



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