La legge dell'amore di Dio è inscritta nel cuore di ogni uomo

Pubblicato: 03/05/2025
La legge dell'amore di Dio è inscritta nel cuore di ogni uomo

E' ancora Pasqua, siamo ancora nella terza domenica di Pasqua e i Vangeli registrano un po’ quella che è la psicologia dei discepoli che pur avendo incontrato il Signore, avendolo visto e ascoltato, non si sa perché, sembrano ancora tanto confusi e delusi; forse perché magari non sanno da dove cominciare, non hanno idea di cosa fare e come attuare quello che il Signore aveva chiesto loro di fare dopo l’apparizione. Il Vangelo ce li descrive un po’ tristi, scoraggiati, sconfortati, quasi presi da un senso di depressione perché sono lì, in mezzo al mare di Galilea, e sembra quasi che stiano tornando alle abitudini del passato a quella ferialità che caratterizzava il loro mestiere di pescatori, non di “pescatori di uomini” così come Gesù li aveva qualificati, ma pescatori intenti alla pesca.

Stupisce che anche Pietro sembra afflitto, sconsolato. Ebbene in questo contesto di tristezza il Signore appare loro ancora una volta. Ecco la pazienza di Dio, la sua benevolenza e volontà di starci sempre accanto, specialmente nei momenti difficili. Siamo noi che non ce ne accorgiamo, ma Lui ci sta sempre accanto.

Quando Gesù chiede loro da mangiare, si accorgono che si tratta di Lui, ed è Pietro a dichiararlo in maniera concitata: “è il Signore”, è Lui, sta qui, dinanzi ai nostri occhi. Gli apostoli in quel momento sono consapevoli di averlo ancora accanto, e per questo si sentono incoraggiati, sembra che la loro vita cambi.

Per i credenti in Cristo le cose vanno diversamente, “la speranza non delude mai” (cfr Rm 5, 5). Il dialogo che Gesù intesse con Pietro in quella circostanza, è di una grande profondità, sembra quasi che voglia recuperare con Pietro. Al triplice rinnegamento corrisponde ora una triplice risposta di fede in Gesù; alla domanda se lo ama, Pietro non esita a rispondergli con traporto e verità.

Molti pensano che per rapportarsi con Dio bisogna ottemperare a delle leggi scritte, ma la domanda del Signore verso di noi è sempre una domanda di amore, una richiesta di amore  e bisogna dire che in questo il nostro Dio in Cristo è grande nella sua umanità, e la sua divinità si trasmette a noi proprio attraverso l’amore.

Se dobbiamo parlare di “legge di Dio” non possiamo che ammettere, in senso ampio, che questa legge inscritta nel cuore di ogni uomo si fonda sulla consapevolezza di essere amati, ed è l’Amato, quel “mio diletto” di cui il Padre ci parla è colui nel quale l’Eterno si è compiaciuto tanto da permettere quel compimento di amore per noi che il sacrificio della croce.

Tutto nasce dall’amore non da una legge fredda e austera ma da un cuore divino che ama e proprio nel momento in cui ci sentiamo amati, nel momento in cui sentiamo di dover amare, con quel precetto che il Signore ci ha lasciato: “amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore e con tutta l'anima e il prossimo tuto come te stesso” che si attua il mistero della presenza del Risorto in mezzo  a noi.

Gli apostoli vengono rinvigoriti dalla presenza di amore del Signore e a Pietro il Maestro, in definitiva chiede solo amore, ma incondizionato e unico: “più di costoro”, gli chiede se lo ama davvero e se è disposto ad amarlo fino in fondo. Pietro comprende bene quello che il Signore vuole da lui, trent’anni dopo lo capirà, si renderà conto dello spessore e della profondità di quelle parole, e si ritroverà ad amarlo fino a dare la vita per Lui, crocifisso in Roma per amore!.

E’ Pietro ad amare, è lo stesso che per debolezza ha rinnegato il Maestro. L’amore cambia le cose. Quando si ama si è disposti a fare tutto e Pietro amava sinceramente il Signore,  si tratta di colui che poi guiderà la Chiesa.

Da pochi giorni ci sentiamo orfani, senza papa Francesco e ora attendiamo con trepidazione e con gioia colui che lo Spirito designerà quale successore di Pietro. Così come scriveva don Tonino Bello in un testo, dobbiamo stare vicini a Pietro, “stiamo vicini al nostro fratello Pietro, che forse più di ogni altro ha bisogno della nostra carità”, della nostra conferma di fede e soprattutto di essere amato, e accompagnato dalla nostra preghiera così come faceva Papa Francesco quando chiedeva a tutti di pregare per lui. Ma quello che è più importante è che anche noi dobbiamo ritrovare, come Pietro, “nel battessimo delle lacrime la trasparenza del vivere e la lucidità del morire, forse anche col capo all’ingiù, per contemplare il cielo, la trasparenza del cielo” (don Tonino  Bello). Cioè  se saremo fedeli fino all'ultimo come Pietro lo è stato fino a dare la vita per Cristo anche noi vedremo la Gerusalemme celeste e la nostra vita avrà sarà piena di amore e di felicità.

don Alfonso GIORGIO



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