In tempo di guerra un Natale di pace

Pubblicato: 24/12/2022
In tempo di guerra un Natale di pace

"Cristo è la nostra pace” (Efesini 2, 14). La parola dell’apostolo Paolo risuona con singolare suggestione e incisività nei giorni del Natale. A Betlemme, infatti, è nato Colui che il profeta Isaia chiamava il “Principe della pace” e che, il giorno della sua risurrezione, avrebbe promesso ai suoi discepoli: “Vi lascio la pace, vi do la mia pace”.

In un tempo di guerra e di guerre, qual è il nostro, è quanto mai importante e decisivo tornare a sostare davanti alla grotta della Natività di Gesù, il Figlio di Dio fatto uomo per noi e per la nostra salvezza, e ascoltare l’annuncio della pace, quella vera.

La pace vera, infatti, fiorisce a partire dal cuore di ogni uomo e di ogni donna che, finalmente, si ritrova pacificato. Pacificato con Dio, pacificato con il prossimo, pacificato con sé stesso, pacificato con l’intera creazione. Questa è la pace che vediamo risplendere sul volto di Gesù. Questa è la pace che avvertiamo crescere dentro di noi, ogniqualvolta permettiamo a quel Bambino di entrare nel nostro cuore e nella nostra vita, così da diventarne il Salvatore. Solo l’amore dona la pace. Ed Egli è l’Amore!

Il male del mondo, il male che contagia ciascuno di noi, ferisce l’amore e rende impossibile la pace. È il male che introduce nel cuore di ogni uomo e di ogni donna la divisione e il germe di ogni guerra. Perché il male, che nella fede si chiama peccato, genera inimicizia tra l’uomo e Dio, non più visto come alleato e buono, ma come concorrente di cui non fidarsi, sopprimendo la sua presenza nella propria vita. Perché il peccato genera inimicizia tra l’uomo e l’uomo, in un crescendo di sospetto, gelosia, divisione, egoismo e odio. Perché il peccato genera inimicizia tra l’uomo e sé stesso, nell’esperienza di un’insoddisfazione triste e spesso drammatica, a motivo della quale egli vive contro la propria vita. Perché il peccato genera inimicizia tra l’uomo e la creazione, non più contemplata nella sua bellezza e non più custodita con saggia cura, ma violentata con insipienza e disprezzo.

Può, forse, l’umanità, da sola e con le proprie forze, porre rimedio al male e al peccato, edificare la propria esistenza sulle fondamenta della vera pace? La guerra e le guerre che, ancora una volta, segnano il cammino della storia, della nostra storia, ci ricordano con eloquente evidenza che la risposta a una tale domanda non può che essere: No!

Abbiamo bisogno di un soccorso dall’Alto, di una salvezza che non siamo capaci di dare a noi stessi, di una redenzione che sani il nostro cuore malato, di un Amore che sia principio di una vita nuova.

A Natale, quest’anno, lasciamo che nei nostri occhi scorrano impietose le immagini della guerra e delle tante guerre del nostro tempo; lasciamo che il nostro cuore si addolori e si commuova per le innumerevoli sofferenze di tanta parte della nostra umanità; lasciamo che qualche lacrima di dolore e di compassione solchi il nostro volto. Non, però, per vivere semplicemente un momento di emozione superficiale e presto dimenticata. Per vivere, invece, con partecipazione sincera e autentica, alla presenza di quel Bambino che nasce ancora una volta a Betlemme come “Principe della pace”. Per presentare a Lui il nostro grido e la nostra supplica che invoca la pace vera. Per riconoscere con gioia, sorpresa e gratitudine che Egli è la nostra Pace. Per riprendere il nostro cammino, avendo fatto esperienza della Sua pace, pronti a donare sempre e a tutti e in ogni circostanza della vita quella pace che Gesù Cristo ci ha donato e che è speranza di un mondo senza più guerra e senza più guerre.

+ Guido Marini

Vescovo di Tortona



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