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Il Signore ci tira fuori dai nostri sepolcri
Gv. 11,1-45
Questa è l'ultima domenica di Quaresima e come è noto ci viene proposto il Vangelo della resurrezione di Lazzaro. Questo giovane amico di Gesù; insieme alle sorelle Maria e Marta, spesso, in effetti, Gesù si recava da loro dove trovava conforto. In questa amicizia particolare a Betania Lazzaro muore.
I parenti e gli amici supplicano Gesù, gli vanno incontro perché faccia qualcosa, sembra non ascoltare. Beh, dobbiamo dire che spesso ci ritroviamo in situazioni analoghe per cui non ci sentiamo esauditi, capiti ascoltati, è come se non tenesse conto della nostra preghiera, sentirsi inascoltati è dura! Non è bello ma, se ci pensiamo: tocca a noi decidere quello che Dio deve fare per noi? In fondo Dio non può essere lì, al nostro comando: talvolta anche a noi capita di non sentirci ascoltati da Dio.
Non si capisce perché il Signore non ci venga incontro, non ci guarisca, non venga in nostro aiuto. Beh, forse ciò accade perché quello che noi vogliamo non rientra nella sua volontà. Questo è un mistero e sicuramente il Signore sa come volgere anche le situazioni negative, il male che ci capita di vivere, in un bene, in qualche modo è quanto accade a Lazzaro. Peraltro va detto che Lazzaro non chiede nulla, non piange, non stride, non chiede, non invoca, non prega, ormai è bloccato, avvolto in bende come un neonato, è immobile, morto. Lazzaro esce da sepolcro, morirà una seconda volta, ma ormai gli si è aperta davanti una altissima speranza e cioè il fatto di sapere di essere amato da Qualcuno che è più forte della morte. “Lasciatelo andare”: Gesù è il Maestro che libera e manda oltre senza legare a sé: dategli un riferimento certo, gli occhi di qualcuno che piangano d'amore per lui, la certezza di una rinascita e nessuno lo fermerà. Dove sta il perché finale della risurrezione di Lazzaro? Nelle lacrime di Gesù, c’è tutto l’Amore di Dio venuto sulla terra. Il pianto rigenera e rivela un sentimento profondo per cui non si può cambiare ne risorgere a vita nuova se non si è amati. E’ l’amore di Dio che salva!
In Lazzaro però possiamo ritrovarci anche noi con i nostri blocchi, le nostre bende, nei nostri sepolcri. Ognuno di noi nella propria vita avrà fatto un‘esperienza di morte dell’anima quando, magari ha smesso di lottare o perso addirittura la voglia di vivere finché non si è smossa una pietra ed è entrata una luce nel buio del nostro sepolcro. Un grido che ha dato una svolta: “vieni fuori” perché qui ci sono io, un amico che ti ama veramente, ti cerca, ti aspetta e ti permette di “risorgere” perché amato.
E’ il Signore! E’ Lui che interviene anche quando ci sembra tutto finito. La gratuità di Dio va oltre anche quella che è la nostra stessa capacità di accogliere il male e la sofferenza della nostra vita e ci viene incontro, anche in maniera inaspettata, talvolta anche quando noi stessi non ci speravamo più. E Lazzaro viene fuori alla presenza di tante persone, al punto tale che i Giudei stessi dovettero riconoscere la profonda amicizia di Gesù: «Guarda come lo amava!». E’ il Signore a tirarci fuori da quelli che sono i nostri sepolcri. Come usava affermare don Tonino Bello: ognuno di noi ha il suo sepolcro! Un sepolcro che è come un macigno, messo sull'anima che non lascia filtrare l’acqua che blocca ogni lama di luce. Ecco è proprio il Signore a tirarci via da questi sepolcri e a metterci alla luce. Lui ci riporta alla luce, ci dice: “vieni fuori”!, vieni fuori dalla tua sofferenza, dalla tua tristezza, dalla tua frustrazione. Io ti darò la luce nuova, ti darò una vita nuova!, E’ un messaggio di speranza e di amore per noi affinché possiamo ritrovare questa luce in prospettiva della Pasqua ormai alle porte e per un nuovo cammino di vita.



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