Il "guadagno" della fraternità

Pubblicato: 09/09/2023

Mt 18, 15-20

Il "guadagno" della fraternità

In questa domenica il Signore ci vuole portare su un tema che in qualche modo diventa fondamentale per quanto concerne le relazioni umane. A riguardo dobbiamo ammettere che molto spesso nell'ambito delle relazioni viviamo non poche difficoltà a stare con l'altro e quando riconosciamo nell'altro dei limiti, siamo più propensi a giudicare e a condannare, che ad accogliere e accettare l'altro con i suoi limiti.

Nei casi specifici di disaccordo, incomprensioni o offese reciproche spesso viene più facile mettersi a diffondere gli errori dell'altro, piuttosto che informare l'interessato e avere quindi una relazione trasparente e rispettosa.

Il Vangelo ci ricorda, che colui che ha sbagliato e' "tuo fratello", come per dirci: "apri gli occhi, parla con lui, stai con lui perché è un tuo fratello". Incece, chissà com'è, piace parlarne con gli altri, tracciando magari una figura orribile della persona incriminata, cosicché l'interessato sarà l'ultimo a sapere di aver sbagliato con noi. Gesù invece ci chiede di essere delicati nel rapporto con gli altri. Del resto chi può correggere bene un "fratello" solo chi ama veramente.

Se qualcuno ci ama, ci vuole bene e noi lo sappiamo, sarà per noi un fratello, magari un fratello maggore che ci sa correggere.
Chi non ci ama non sa correggerci, anzi, piuttosto ci fa del male o all'opposto - non avendo alcun interesse per noi - in maniera insincera diventa un nostro adulatore o qualcuno che ci ferisce.

Gesu' quando doveva correggere o proporre una vita più luninosa ai peccatori usava mettersi affianco a loro, entrare nelle loro case stupendo tutti e senza paura di essere giudicato perché, spesso coloro che offendono se stessi e gli altri con una vita di peccato, hanno un grande vuoto affettivo nel cuore, per cui sentendosi amati e accolti sono più facilmenre disposti a riconoscere i propri errori e a cambiare vita.

Questo tipo di dimamiche trova forte riscontro nel rapporto con i giovani che son propensi ad ascoltare gli adulti solo se si sentono amati o quanto meno tenuti in considerazione da loro. Lo aveva capito molto bene
don Milani con il famoso "I care": mi stai a cuore e mi prendo cura di te, di tutti e di tutto.

Va detto però, che può capitare che l'altro si senta così offeso, così talmente preso dall'ingiustizia subita - e magari non per causa sua ma per tante ragioni personali -, da non riuscire ad accettare nemmeno la nostra correzione o di non riuscire nemmeno a riconoscere quello che è l'errore compiuto. E allora bisogna andare in prima persona, bisogna avere una delicatezza maggiore, magari andarci insieme ad un'altra persona o entrare addirittura nella Comunità, per cui sarà la Comunità, l'Assemblea a fare le sue rimostranze, ma sempre con amore, perché l'altro possa sempre crescere.

Questo dovrebbe essere l'intento, cioè vivere amando e amando "dire la verità nella carità" (come ci ricorda S Paolo) l'amore ti spinge ad essere sincero e nella verità non possono essere trascurati gli ostacoli ad amare. Essere nella verità è una prospettiva fondamentale su un piano umano e soprattutto cristiano. Ma questa verità che deve essere pure annunciata, va anzitutto vissuta nella grazia, nella carità. Don Tonino Bello, a questo riguardo, diceva che dobbiamo fare attenzione e salvarci e per questo chiedere al Signore che ci liberi da quella presunzione di sapere tutto, di essere i migliori di tutti o di chi non perdona; dalla presunzione di chi non perdona mai le debolezze dell'altro, con quell' ipocrisia che per salvare i principi uccide il fratello.

Molto spesso è questo l'atteggiamento che viene assunto: per esaltare la verità di un principio, ci si allontana dal mistero dell'altro, dalla verità di una persona che ci sta dinanzi con le sue fragilità, esattamente come noi, perché anche noi siamo creature fragili.

La correzione fraterna è una possibilità, una risorsa per guadagnare il fratello cosi' com'è! Gesù poi ci dice anche che se attueremo questa stategia della delicatezza "guadagneremo" il nostro fratello perché essere amici e volersi bene da fratelli e sorelle è un un "guadagno" in termini di umanità e spiritualità, diverso dal rimanere soli, non-amati, non-perdonati e non-misericordiosi.

don Alfonso GIORGIO



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