Gesù ci Ama e chiede di essere Amato

Pubblicato: 08/10/2022

Lc. 17,11-19

Gesù ci Ama e chiede di essere Amato

Gesù incontra 10 lebbrosi e il fatto singolare è che sono insieme. Normalmente i lebbrosi sono da soli perché invitati all'isolamento causa dei contagi, considerata l’impossibilità di curare questa malattia fino a quel tempo ed oltre.

Questi ammalati di lebbra, come sappiamo dal vangelo, sono in cammino verso Gerusalemme, e pure Gesù è in cammino verso Gerusalemme; comprendiamo quindi l’importanza di questo cammino in ascesa e di conseguenza anche il valore simbolico in esso sotteso. 

Effettivamente nella vita della Chiesa, in quanto credenti, non si può non camminare, la Chiesa stessa ci propone sempre di fare dei cammini, cammino di fede, cammino di conversione, cammino sinodale, ecc. Un cammino che ci veda uniti, come in questo tempo in cui ci chiede appunto di vivere la sinodalità come stile ecclesiale. Possiamo dire, con serenità, che la dimensione del cammino e la sinodalità sono le caratteristiche principali della vita della Chiesa; per cosi dire costituiscono un fatto ontologico, insito nella compagine ecclesiale.

La Chiesa di Cristo non può non essere sinodale, non può non camminare. Alcuni, circa il cammino dicono che l’importante è camminare. Beh, io personalmente non sono tanto d’accordo.

L’importante è camminare, certo, ma bisogna avere una méta. Perché, d’altro canto se non hai una méta, non ti senti motivato a camminare e ti chiedi ha senso camminare? Per andare dove? E per quale scopo?

Nel perseguimento della méta l'importante è che si cammini e il cammino stesso può diventare una méta, ma quello che è più importante è che il cammino diventi una modalità, un modo proficuo per vivere le relazioni, per incontrarsi, per aprirsi all’altro e per non rimanere soli come questi lebbrosi che, in effetti, camminano insieme.

Ci sorprende questa solidarietà! Ma c'è anche un altro aspetto che bisogna sottolineare e che ci può aiutare a vivere bene l’esperienza ecclesiale, i lebbrosi pregano tutti e dieci: “Gesù Maestro, abbi pietà di noi”! Questa, in effetti, è una bella preghiera. Una preghiera che potrebbe fare sua chiunque, crede in Gesù e si affida a Lui.

E’ la preghiera più giusta: ritenere che il Signore possa avere pietà di noi e metterci umilmente davanti a Lui, affidandoci a Lui affinché abbia pietà della nostra condizione di creature fragili.

Ma il fatto ancora più sorprendente in questo episodio evangelico è che, quanto a gratitudine, solo uno torna a ringraziare. Forse questo è il vero miracolo! Il miracolo della conversione. Perché se la preghiera è vera, non può non cambiare la vita della persona e se ti cambia la vita questo si deve potere vedere in te.

Quella dei nove ex-lebbrosi, è la Fede del “Dio mi comanda una cosa ed io la faccio” e corrisponde in qualche maniera al modo di vivere la fede di tanti che danno tutto per scontato e per dovuto, come se fosse un diritto ottenere quello che si chiede.

Sono come quelli che oggi ottengono un sacramento e poi “spariscono” dalla vita della comunità perché, paradossalmente, il Mistero che efficacemente è entrato nella loro vita, attraverso il sacramento, non ha provocato in loro nessun cambiamento percettibile nei comportamenti. Tutto è rimasto come prima e forse peggio di prima, perché non vi è consapevolezza, manca lo stupore dell’incontro con il Signore e si tratta, molto probabilmente, solo di una religione esteriore che non incide più. Sono tanti a vivere la fede così: da un sacramento all’altro, da un rito ad un altro, ma senza coinvolgimento interiore.  

Come quei lebbrosi che non sono stati toccati nello spirito, sono stati guariti dalla malattia ma non salvati, non sono cambiati dentro. Ciò che fa la differenza è la guarigione del cuore, ogni miracolo - sacramento è una storia che inizia. A Gesù, ieri come oggi, le persone chiedono senza scrupoli miracoli, ma senza fatica, senza troppe domande e senza un impegno personale. Gesù non è un erogatore di servizi, di miracoli - come spesso viene considerata la Chiesa da un certo cattolicesimo convenzionale - ma Colui che ci ama infinitamente e chiede di essere amato sopra ogni cosa. Questo è l’amore che vale veramente e molto di più di una guarigione.

In dieci hanno pregato, sono stati guariti fisicamente, ma uno solo è tornato a ringraziare e lodare Dio nella persona di Gesù ed e è guarito nel cuore. Solo a lui il Signore ha detto: “la tua fede ti ha salvato”, ad un samaritano, quindi uno straniero, uno ritenuto “nemico” della fede, un oppositore.

Ma al di là di ogni pregiudizio, quello che sorprende è che in quel samaritano è avvenuto un cambiamento interiore e nella necessità, avvertita nel suo intimo, di tornare a ringraziare è avvenuto il cambiamento, frutto della vera preghiera, quella che ti cambia dal di dentro, non soltanto al di fuori; ti cambia il cuore e ti fa diventare “beato” come diceva don Tonino Bello.

“Siete beati, voi che operate per la pace”, usava dire don Tonino, particolarmente in occasione di quel famoso discorso ai giovani nell’Arena di Verona: “Beati, in piedi, costruttori di pace, sarete chiamati figli di Dio. Saremo, in effetti, “beati” se usciremo da noi stessi e daremo aiuto al prossimo sofferente, se sosterremo i poveri, se riusciremo con gratitudine a dare lode al Signore per quello che ogni giorno ci dona, se la Parola di Dio veramente ci cambierà il cuore e se la preghiera ci trasformerà dal di dentro.

 don Alfonso GIORGIO



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