Dai discorsi “Turibolanti” alla concretezza di una Vita Credibile

Pubblicato: 04/12/2021

Lc.3,1-6

Dai discorsi “Turibolanti” alla concretezza di una Vita Credibile

Il nostro percorso di Avvento continua ed in questa domenica la parola di Dio ci viene consegnata da un annunciatore originale: Giovanni Battista. Lo conosciamo bene. E’ lui che ci accompagna in questo tempo di attesa. Un personaggio molto particolare. Di primo acchito potremmo dire che è l’annunciatore a portare l’annuncio, l’annuncio della salvezza, ma in realtà, se facciamo una riflessione più profonda, ci accorgiamo che è l’Annuncio stesso a spingere l’annunciatore, a spingerlo verso le genti, a farlo andare nelle strade del mondo, a dargli forza, ad incalzarlo, a sospingerlo verso gli altri e così che, “mosso dallo spirito”, in effetti mosso dal Verbo, dalla Parola, Giovanni Battista si spinge oltre le sue stesse possibilità per recare un annuncio.

Si tratta di un annuncio speciale, una vita nuova possibile, attuabile tant’è che egli stesso ne diventa il testimone privilegiato, con la sua persona, con il suo cuore. Lui indica l’Agnello di Dio, sono le sue mani, a portarci da Gesù. La sua predicazione non è lontana dai nostri vissuti, ci riguarda davvero ed in un certo senso, descrive anche quella che è la nostra situazione di vita: quelle che potremmo chiamare, in qualche modo, le nostre ferite pregresse, cioè tutte quelle situazioni di sofferenza, quelle situazioni difficili nelle quali ci ritroviamo imbrigliati; in qualche modo vengono descritte da Lui le situazioni di peccato, le situazioni di lontananza da Dio, quelle  situazioni di sofferenza anche spirituale per mancanza di amore, soprattutto quando ci sentiamo isolati, messi da parte. Ecco, grazie a Giovanni comprendiamo che  il Signore viene e che questo tempo di avvento ci ricorda che il Gesù non si stanca mai di visitarci, viene ancora ad offrirci una nuova opportunità a darci coraggio.

Dio con la Sua Parola, viene oltre la solennità e la pomposità del mondo. La descrizione che ci viene offerta dal vangelo di Luca con la citazioni di grandi personaggi storici del tempo: imperatori, re, governatori, sacerdoti ed autorità del momento ci rende consapevoli che, nonostante questa “maestosità” Dio sceglie il deserto. E’ lì che parla e sana le ferite dei poveri e degli oppressi. Si compiace del Figlio in mezzo a quella gente sbandata e fragile, non preferisce i palazzi del potere ma il fango di un fiume. 

La Parola di Dio va oltre la tracotanza dei forti secondo la logica del mondo, oltre ogni potere, oltre ogni coordinata storica. La Parola di Dio raggiunge noi, al di là del tempo, al di là dello spazio, si fa strada nei cuori di tanti, va oltre tutte le potenze del mondo, oltre tutte le convinzioni materialistiche del mondo, perché  è Dio stesso, con la sua Parola a scegliere uomini e donne semplici, persone dal cuore semplice.

La strada la trova il Signore e del resto San Giovanni Battista non fa altro che ricordarcelo. Ci ricorda che Dio ci offre questa opportunità perché ci sarà almeno una strada, un piccolo sentiero, e probabilmente uno sprazzo di luce, ci verrà offerto se noi accoglieremo con umiltà questa Parola che è, fondamentalmente un invito alla conversione, un invito ad avere un linguaggio da penitenti, un invito alla sincerità e all’autenticità perché dinanzi a Dio non si può che essere veri.

Gli  ipocriti, i cosi detti farisei, ancora oggi, non trovano accoglienza nel cuore di Cristo. Non è facile essere pienamente veri ed umili, specialmente oggi. Non è facile essere trasparenti nella fede, cioè avere l’umiltà di riconoscersi povere creature. Eppure ci accorgiamo che quando abbiamo il coraggio di portare anche dinanzi al fratello che incontriamo la nostra fragilità tutto cambia. Infatti é la nostra fragilità, la nostra condizione creaturale a renderci capaci di accogliere un fratello, una sorella, capaci di relazioni buone. 

Non di rado, in riferimento alla testimonianza della fede, capita spesso di ascoltare discorsi profondi, pieni di grandi contenuti, per dirla con don Tonino Bello “si fanno discorsi tribolanti”, discorsi di grande spessore culturale, di valore teorico, però non accompagnati dalla vita. Ecco il Battista mette a nudo tutto questo. Ci chiede di essere autentici, di essere veri e soprattutto una cosa ci chiede, quello che don Tonino Bello esprimeva con un’espressione sintetica: “camminare sul passo degli ultimi”, perché questo vale. Quando una persona e soprattutto una Chiesa riconosce i poveri, quando un credente si mette sul passo dei poveri, allora diventa più credibile, più che credente diventa credibile. Forse questo tempo di Avvento ci può aiutare a diventare almeno più credibili come Chiesa e come uomini e donne in ricerca.

don Alfonso GIORGIO



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