Corpus Domini: dono di amore vivo e presente nel mondo

Pubblicato: 05/06/2021
Corpus Domini: dono di amore vivo e presente nel mondo

Quella del Corpus Domini è una festa meravigliosa perché mette ancora una volta  al centro Gesù con la Santa Eucaristia. Si tratta di un regalo grande che il Signore ci fa. E’ il mistero del dono, del dono di sé. Gesù si dona totalmente, si dona a noi, ed è nella logica di questo dono che oggi comprendiamo tutto il percorso di offerta che comincia nella Passione stessa di Gesù. 

La Sua morte in croce, è il dono supremo; ed è nell’atto del donarsi che noi possiamo comprendere questo mistero. Solo se ci avviciniamo alla bontà di Dio che in Gesù si rende cibo per noi e si dona così tanto da lasciarsi manducare da noi, che possiamo comprendere questo mistero di amore. Egli diventa parte di noi, diventa dono per ciascuno, in qualunque situazione si trovi.

In questi giorni, proprio mentre penso all’Eucarestia e a ciò che significa per me presbitero, mi sto ponendo alcuni interrogativi che tra l’altro mi sono sorti spontanei dopo aver letto alcuni scritti di don Tonino Bello: “Vale la pena accostarsi all’Eucarestia? Vale qualcosa riconoscere il mistero dell’Eucaristia, adorarlo, inginocchiarsi dinanzi a Lui e poi continuare con la vita di sempre? Vale questo? E’ giusto continuare ad ignorare i poveri? Continuare a rimanere indifferenti di fronte a chi soffre? Continuare a vivere come se nulla fosse mentre il Signore ci sta passando accanto negli ostensori dell’umanità triste e sofferente?”.

Una signora qualche giorno quasi rimproverandomi mi diceva, letteralmente: “i poveri, i poveri, sempre i poveri, ma Gesù non è il povero e io per incontrarlo mi chiudo in casa, prego, e mentre prego lo tengo stretto a me,  nel mio cuore!”

Una bella frase che potrebbe affascinare ma andrebbe completata. Andrebbe detto che un cristiano non può fare a meno dell’Eucarestia e che l’Eucarestia fa la comunità e la comunità va amata e vissuta specialmente alla domenica, nel giorno del Signore. Andrebbe anche aggiunto che Gesù ha detto: “avevo fame e mi avete da mangiare, ero nudo e mi avete vestito, ero forestiero e mi avete ospitato” e che non si può prescindere da questa chiara identificazione. E ancora, varrebbe la pena ricordare che Gesù ha detto anche: “quello che farete a uno di questi fratelli e sorelle più piccoli lo avete fatto a me”.

Per cui anche l’atto di Fede di inginocchiarsi dinanzi all’Eucarestia – e bisogna verificare se questo avviene ancora, forse  da parte di qualche fedele sensibile - se non è accompagnato dall’atto di inginocchiarsi dinanzi a chi soffre è un gesto incompleto. Dovremmo compiere questi gesti eloquenti, farci prossimo, farci carico di chi soffre, perché è Gesù che soffre in loro. Bisognerebbe avere l’umiltà e il coraggio di compiere questi gesti che sono parte di quel dono grande di Gesù, di quel filo rosso che è la lavanda dei piedi. Perché Gesù questo ha fatto: si è donato, ma al tempo stesso ci ha detto: “anche voi fate questo”, cioè anche voi diventate dono gli uni per gli altri.

Mi ricordo le processioni del Corpus Domini cui partecipavo quando ero seminarista a Molfetta, quando era vescovo don Tonino Bello. In un’omelia ribadì con grande fervore che non ci si può accostare al mistero di Gesù eucaristico se non si è disposti a cambiare la sorte di chi soffre; non si può fare festa se un uomo, anche solo uno, ancora giace nel tabernacolo di una barca rovesciata nel porto di Molfetta, perché non ha casa; non si può riconoscere il mistero alto di Gesù che troneggia da quell’ostensorio e inginocchiarsi dinanzi a Lui, se ancora c'è qualcuno che è costretto a passare la notte con i propri figli in un vagone, dentro la stazione delle nostre città; non si può riconoscere il Corpus Domini se non si è disposti a riconoscere i corpi di tante persone con disabilità, persone sofferenti che sono abbandonate al loro destino dagli uomini e dalle donne.

"Chiediamo al Signore che ci apra il cuore, ci aiuti a riconoscerlo oltre che  nel Sacramento anche  nel fratello e nella sorella che ci stanno accanto, nella Sua Chiesa che è pure il Suo Corpo".

don Alfonso GIORGIO

 



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