Cirenei della gioia e della grazia di Dio

Pubblicato: 14/12/2024
Cirenei della gioia e della grazia di Dio

Il Natale si avvicina e come sempre la gioia incombe in prospettiva dei festeggiamenti anche se per molti il riferimento non è più all'Incarnazione del Verbo e quindi della venuta di Gesù Bambino sulla terra ma piuttosto a Babbo Natale, quell'uomo che nella migliore delle ipotesi ci rimanda a San Nicola, vescovo teologo e santo che si prodigava nel sostegno anche segreto dei piu poveri e voleva tutti santi e felici.

Il consumismo è quasi riuscito ad annullare Gesù Bambino. È come se si festeggiasse senza il festeggiato, immessi in una sorta di processo inverso a quello compiuto dai primi e coraggiosi martiri cristiani che hanno dato la vita per affermare la venuta di Cristo sulla terra. Sto scrivendo questa riflessione mentre sono a Siracusa e qui il ricordo di Santa Lucia è molto forte, può bastare solo il racconto della sua vita per farci capire quanto forte e convinta fosse la fede dei primi cristiani.

Lucia rimase irremovibile e di fronte alle minacce di morte mai avrebbe rinnegato il Suo Signore. Oggi sembra profilarsi un processo inverso, non da paganesimo a cristianesimo, ma da cristianesimo a paganesimo.

Spesso si coglie addirittura un malcelato senso di fastidio nel pronunciare anche solo il nome di quel Santo Bambino che ha cambiato il mondo, dividendo la storia in a. C. e d. C. In effetti Gesù è nato 2024 anni fa e questa celebrazione ci ricorda un fatto accaduto una volta per tutte. Si tratta di un evento importante da celebrare e chi ha fede sa che ogni volta che viene celebrato non avviene solo un semplice ricordo ma - secondo la logica del "memoriale" ebraico - si attua quel mistero della presenza di Dio in quel Bambino che viene.

In questa terza domenica di Avvento veniamo in un certo senso chiamati a prepararci ancora più gioiosamente alla Celebrazione del grande evento e Giovanni il Battista ci propone di mettere da parte quelle che sono le prerogative dell'uomo vecchio, dell'uomo senza Dio, l'uomo pagano che non ha incontrato Dio.

Questa richiesta di conversione la fa con una tenacia e una vemenza che sembrano contrastare non poco con quanto noi sappiamo di Gesù nei Vangeli, che invece appare a noi "mite umile di cuore" e misericordioso. Giovanni invece ci parla di Lui come di uno che viene a fare terra bruciata, a distruggere tutto, a lavorare per radere al suolo il male, a discriminare tra il bene e il male e a farlo con forza e potenza. Non sappiamo perché usi questo linguaggio apocalittico forse potrebbe, riferirsi alla fine dei tempi, quando tutto ciò realmente accadrà e ci sarà certamente un giudizio, ma da come sappiamo Gesù è venuto in umiltà e in semplicità di cuore si è messo accanto ai peccatori, ai poveri, agli umili, non ha fatto mai distinzioni di persone.

Va detto però che di fronte a questa predicazione molto convincente del Battista, lungo le sponde del Giordano il popolo crede e si converte, tanto da chiedere: "cosa dobbiamo fare?" E' vero, quando viene avviato un processo di conversione non si può più rimanere gli stessi di prima, nella stessa condizione di prima, siamo chiamati e sentiamo realmente in noi il desiderio di fare qualcosa da attuare nella nostra vita, in una parola "cambiare" appunto.

È dunque anche per noi un invito alla conversione, potremmo dire, un invito a bruciare tutto cio' che ci impedisce di incontrare l'amore di Cristo a mettere da parte tutto ciò che riguarda il nostro passato di peccato, di errori, di difficoltà che abbiamo incontrato nelle relazioni con gli altri e con Dio stesso; dovremmo "bruciare". Molto forte questa immagine: bruciare ciò che non serve più, liberarci di quello che non serve nella nostra vita e così proiettarci verso questo grande Dono di grazia, prepararci all'accoglienza di questo Dono che è il Signore Gesù che viene a noi.

Don Tonino Bello circa il Dono, durante un grande pellegrinaggio a Lourdes ebbe a dire ai sacerdoti che noi non siamo, non dobbiamo essere solo portatori di di dolore, di sofferenza. È vero il sacerdote porta su di sé la sofferenza del mondo e anche il cristiano dovrebbe essere solidale con chi soffre, come sappiamo bene, però dovremmo essere anche "cirenei della gioia", cioe' riuscire a portare la gioia, a spartirla, a testimoniarla, a dirla, a darla e anche proporla al mondo: la gioia di saperci amati, la gioia di sapere che Cristo è venuto proprio per noi. Queste lucide e accorate espressioni di don Tonino forse considerate troppo poetiche per essere vere diventano in un certo senso una sorta di "colpo di scena di Dio".

Gesù quindi è venuto a dare un colpo di scena che don Tonino chiama ancor meglio: "colpo di grazia". Mi piace usare questa espressione per sintetizzare il Mistero del Natale: un colpo della grazia di Dio che ci permette di vivere la gioia nel Vangelo.

E gioia sia! Davvero tanta gioia e per tutti, in tutti gli angoli della terra.
Laddove incombe la tristezza si porti e si testimoni con coraggio la gioia di sapere che "le speranze non sono finite" (cfr profeta Issia) e che il Signore può trasformare tutto in bene, per cui anche il dolore e la tristezza possono essere tramutati in piacere e gioia.

don Alfonso GIORGIO



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