Chi Ri-Corda il dono ricevuto Per-Dona sempre

Pubblicato: 15/09/2023

Mt 18, 21-35

Chi Ri-Corda il dono ricevuto Per-Dona sempre

Il tema principale di questa domenica è il perdono ed è ovviamente Gesù a parlarcene. Coglie l'occasione dalla domanda fatta da Pietro che nell'intento di interpretare la novità  evangelica introdotta da Gesù prova a darsi lui una risposta soddisfacente: "quante volte devo perdonare? Secondo la tradizione? Cioè,  al limite  fino a 7 volte?"  

Gesù coglie l'occasione invece per dirgli che deve perdonare "70 volte, 7", cioè l'infinito, il perfetto, moltiplicato ancora per lo stesso infinito. Cioe' una sorta di perfezione nel perdono,  una capacità di perdonare sempre, di accordare sempre il perdono a chiunque e comunque.

Per noi, specialmente oggi, in contesti umani, in cui la tendenza è  piuttosto quella di imporsi e rimanere freddi cioè "senza cuore", non "miseri-cordiosi" cioè non umili, miseri e con-"cordis", con -"cuore", diventa difficile applicare questo principio, perché dinanzi agli errori degli altri, dinanzi alle offese ricevute, la reazione è quella di una immediata controffensiva, magari di un'ulteriore offesa, ancora piu violenta. 

Il Signore, invece, ci propone un'altra logica, per cosi dire rovesciata. Per cui dovrebbero essere proprio gli "offesi", in un certo senso, a chiedere perdono,  proprio per andare incontro a coloro che hanno offeso per invitarli a rivedere  quelle che sono le modalità di relazionarsi con noi e così come pure chiede a noi di riconoscere i nostri limiti perché - anche noi - non siamo perfetti. 

Il perdono, quindi, va accordato sempre e diventa, in qualche modo, la prova che siamo seguaci di Cristo, perché Gesù ha perdonato fino all'ultimo, persino dalla croce. Ha perdonato i suoi crocifissori!  Ha usato misericordia verso coloro che gli facevano nel male. 

In diretta,- potremmo dire oggi - ha scagionato tutti per parte Sua: "Padre perdona loro perché  non sanno quello che fanno". Poi sta a loro riconoscere i propri errori. 

Da tutto ciò ne consegue che anche noi, se vogliamo essere "seguaci del Signore" siamo chiamati, in ogni circostanza della nostra vita, a perdonare e a perdonare sempre, anche lì dove è veramente difficile.

La parabola che il Vangelo ci propone ci dà un'dea di Padre, perché lì è il Padre che perdona un grave debito al suo servo, che a sua volta non riesce a condonare ad un altro servo suo amico, nemmeno un insignificante piccolo debito. È come se non fosse stato perdonato. Ha già  dimenticato il grande perdono ricevuto e non è capace, proprio non riesce a fare tesoro del dono che il Padre gli ha fatto. 

Anche se avessimo un debito così grande da non riuscire a saldarlo nemmeno per tutta la vita, il Signore perdona sempre. Il servo e' scagionato per tutta la vita e oltre la vita, ma nonostante tutto, dopo aver ricevuto il perdono, non è capace di fare altrettanto con un fratello, dal quale doveva ricevere soltanto pochi spiccioli. 

Così è per noi: tante  volte  non riconosciamo, il perdono ricevuto, non lo ricordiamo più! 

Possiamo allora affermare che colui che perdona è fondamentalmente quella persona capace di "ri-cordare". Alla fine è sempre una questione di cuore, fare memoria del perdono ricevuto e accogliere in sé la misericordia di Dio a tal punto e da saperla replicare.

Una "replica" che forse non guarirà la ferita, ma  ci aiuterà a capire che non è detto che tutti impugnano armi, per un senso di giustizia o vendetta e che ci sono anche persone che aprono le mani, non pugni ma palme pronte ad accogliere e a donare.

La replica del perdono ci libera da quella rabbia che acceca e ti fa vedere nemici dovunque, per cui lo straniero, che ti sta accanto o arriva qui insieme a tanti altri migranti, è  automaticamente un tuo nemico.

Il perdono, così vissuto disarma, sradica il male perché interrompe quel circuito antico che è la legge del taglione (occhio per occhio dente per dente); blocca la vendetta e le impedisce di crescere e autoalimentarsi all'infinito; ci concede la forza e il coraggio di non trascinarci dietro all'infinito dei nostri errori e dei nostri dolori, su cui molto spesso ci arroveliamo.

Don Tonino Bello soleva dire, a riguardo che "solo chi perdona è capace di costruire la pace", di operare per la pace, solo chi ha sperimentato il perdono e sa perdonare costruisce comunità, promuove comunione, attrae e rende  vivo il Vangelo.

Se nella nostra vita abbiamo sperimentato il perdono, dobbiamo poter perdonare anche noi,  saper perdonare anche il nostro fratello, tanto che sarà proprio questo perdono attuato e vissuto a qualificarci  come veri cristiani,

don Alfonso GIORGIO



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