Attendiamo con gioia ma siamo a corto di speranza

Pubblicato: 30/11/2024
Attendiamo con gioia ma siamo a corto di speranza

Inizia un nuovo anno liturgico, con la prima domenica di avvento. E' per noi questo il "capodanno della Chiesa" potremmo dire, poiché inizia un tempo in cui siamo accompagnati, tra l'altro questo è pure un tempo speciale nel quale celebriamo l'anno giubilare.

Viviamo la gioia, la solennità di questo tempo forte che è il Giubileo del 2025. Il tempo di Avvento quindi ci introduce anche a quel solenne momento inaugurativo che vivremo proprio a Natale.

Il GIUBILEO ci invita ad "essere" pellegrini di speranza ma anche - per dirla con don Tonino - a "costruire la speranza", questo è il tema che ci viene proposto in questo anno giubilare. L'avvento allora, potremmo dire, che è il tempo favorevole per alimentare la speranza perché questa speranza infuochi gli animi, ridoni gioia e voglia di cambiamento.

Perché la speranza si accenda sempre di più nei cuori di tutti, in questo tempo forte di attesa, è necessario predisporsi all'ascolto e vivere autenticamente questo tempo di attesa, che è pure un tempo di vigilanza.

Gesù con il Vangelo di questa domenica ci esorta proprio ad accendere la speranza, ad alimentarla ma soprattutto a rimanere desti, a rimanere svegli, a rimanere in piedi. Stare in piedi significa conservare la dignità dei figli di Dio e mettersi in cammino insieme e accogliere la bellezza di questo tempo favorevole che è appunto il tempo dell'avvento.

"In piedi costruttori di Pace" questo fu il monito con il quale don Tonino Bello si rivolse ad una grande folla raccolta nell'arena di Verona, perché costruire la speranza significa anche vivere la pace ed essere testimoni della Pace del Risorto.
Avvento, ad-ventus, deve venire..Chi deve venire? È il Messia atteso dai profeti, è Colui che deve venire, ma è già venuto e mentre noi attendiamo la Celebrazione del Mistero del S.Natale ci prepariamo alla Sua venuta definitiva. Tutto bello e vero, anzi necessario per una vita veramente felice ma il problema è che, molto spesso, questa generazione non attende più o non sa attendere, si ferma a ciò che è immediato. In genere si ha subito voglia di cogliere i risultati. Sono anche le tecnologie a portarci in questa direzione: essere rapidi, veloci efficienti e questa rapidità tra l'altro, va detto, che è sicuramente una risorsa, anzi, un dono di Dio: poter vivere il tempo in maniera rapida, poter perseguire dei risultati anche con efficacia, rapidità è certamente una conquista, però viene meno il tempo dell'attesa, della preparazione, del sogno, del desiderio.

Il Signore ci dice di andare al di là dell'immediato, di non contentarci delle cose effimere, immediate, ma di perseguire cammini di speranza che ci portino ad accogliere doni ancora più preziosi. Il dono più alto e più prezioso evidentemente è Gesù stesso. La sua bontà, la sua misericordia e la sua venuta sulla terra, che noi ricorderemo a Natale, ci dice proprio questa bontà di Dio che è disceso in mezzo a noi per insegnarci ad amare, per insegnarci l'umiltà e la semplicità dei bambini, allora l'avvento deve essere caratterizzato proprio da questo atteggiamento del "capo alzato": risollevatevi, alzate il capo, cioè non limitatevi a guardare le cose di quaggiù, le cose terrene.

Coelho in un suo libro molto conosciuto affermava che, non ci si deve contentare di razzolare come polli nel pollaio, dobbiamo ambire ad essere aquile che guardano verso il cielo. E' in questo senso che veniamo invitati ad alzare il capo verso l'alto, ad accogliere i valori che contano e a perseguirli, a testimoniarceli gli uni gli altri: il valore dell'amicizia, il valore dell'accoglienza, il perdono e soprattutto la generosità verso chi soffre, verso chi è più debole e fragile di noi, il sostegno ai più sfortunati, ai più svantaggiati. Senza dubbio questo è un tempo nel quale noi possiamo sentire questa "liberazione che è vicina", come ci dice il Vangelo, cioè veniamo liberati da questi legacci, i legacci di un mondo che ci vuole oppressi, schiavi, chiusi in noi stessi in maniera egoistica e individualista.

Aa luce di tutto questo, l'Avvento ci apre il cuore, ce lo dilata, ci mette gli uni accanto agli altri, così che non siamo più soli, ci riconosciamo comunità e camminiamo insieme. Ecco perché non può esistere un cristiano da solo, non può camminare sempre e soltanto da solo, ha bisogno di rifarsi ad una comunità ed è per questo che la domenica, il popolo di Dio rivela questo essere Chiesa, essere comunità in cammino, così come diceva don Tonino Bello: il motivo per cui oggi "non attendiamo più è perche' siamo a corto di speranza", se non sappiamo attendere è proprio per questo, perché siamo a corto di speranza, abbiamo bisogno quindi di alimentarla la speranza, di viverla in un modo tale da alimentarne il desiderio, quella speranza che motiverà anche la nostra fede e la carità, che diventa poi il "fuoco vivo", che trasforma, divampa, accende e suscita anche nell'altro conversioni e soprattutto anche interesse per la vita di fede che noi stessi ci sforziamo di condurre insieme come comunità cristiana proprio in questo tempo di avvento.

don Alfonso GIORGIO



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