Terra dei fuochi, sentenza storica contro l’Italia

Pubblicato: 03/02/2025

per non aver protetto gli abitanti dai rifiuti tossici

Arriva dalla Corte europea dei diritti umani la sentenza definitiva contro lo Stato italiano per la sua "incapacità di agire" di fronte allo scarico di rifiuti tossici da parte della camorra nella Terra dei fuochi

Terra dei fuochi, sentenza storica contro l’Italia

Perché si chiami “terra dei fuochi” è ormai noto da oltre tre decenni: qui, nell’area a cavallo tra la provincia di Caserta e quella di Napoli da quasi 3milioni di abitanti, la camorra brucia da anni i rifiuti tossici, roghi su roghi che hanno avuto e continuano ad avere conseguenze devastanti per l’ambiente e per la salute di chi ci vive.

Eppure sembra che non se ne sia mai reso conto nessuno, se non chi in quella terra malsana e maledetta moriva o vedeva morire un suo caro per tumori incurabili.

La verità è che “le autorità italiane, pur a conoscenza della situazione, non hanno preso le dovute misure”: è questa la sentenza storica che arriva finalmente oggi dalla Cedu, la Corte europea dei diritti umani che ha stabilito che l’Italia deve introdurre urgentemente misure generali in grado di affrontare in modo adeguato il fenomeno dell’inquinamento.

La sentenza

Secondo quanto si legge, la Corte ha ritenuto che vi fosse stata una violazione del diritto alla vita a causa dell’incapacità dello Stato italiano di affrontare il problema dello scarico, dell’interramento o dell’incenerimento di rifiuti su terreni privati, spesso perpetrati da gruppi criminali organizzati.

La sentenza è definitiva e nasce dall’esposto presentato da 41 cittadini e cinque organizzazioni. Primo firmatario è Alessandro Cannavacciuolo, oggi laureato in criminologia che dieci anni fa decise di rivolgersi alla Cedu nel pieno di una emergenza che in realtà non è mai terminata.

"Questa sentenza sancisce che c’è stata una violazione del diritto alla vita – dice, quando mostravamo gli agnelli deformi in piazza lo Stato si è girato dall’altra parte e ha abbandonato i cittadini al loro destino”.

La decisione di Strasburgo oggi viene adottata sulla base del principio di precauzione allo stato delle informazioni disponibili già dal 1988 (e i primi interventi statali arrivarono nel 2013): per la Cedu, infatti, rispetto a un rischio per la vita “sufficientemente grave, reale e accertabile“, che poteva essere qualificato come “imminente“, lo Stato, “per sottrarsi al suo dovere di protezione nei confronti degli abitanti, non poteva trincerarsi dietro il fatto che non potessero essere accertati gli effetti precisi che l’inquinamento avrebbe potuto avere sulla salute dei cittadini”.

Sotto la lente di ingrandimento anche e soprattutto la frammentazione delle competenze concorrenti tra livelli nazionali, regionali, locali: la Corte di Strasburgo rileva cioè “un problema generalizzato di coordinamento e di attribuzione delle responsabilità in Campania in materia di bonifica” dei siti inquinati, al punto che: "era impossibile avere un’idea generale di quali luoghi dovessero ancora essere decontaminati. Il che ha impedito una risposta sistematica, coordinata e globale da parte delle autorità nell’affrontare la situazione della Terra dei Fuochi e i progressi sono stati lenti nella valutazione dell’impatto dell’inquinamento quando la rapidità era invece necessaria".

La sentenza obbliga ora l’Italia a:

Istituire una commissione di controllo indipendente, che comprenda membri liberi da qualsiasi affiliazione istituzionale con le autorità statali e istituire un’unica piattaforma informativa pubblica che raccolga tutte le informazioni rilevanti relative al problema Terra dei Fuochi.

Misure da attuare entro due anni, pena successive sanzioni pecuniarie per i danni morali.

Fonte: https://www.greenme.it/ambiente/terra-dei-fuochi-sentenza-storica-contro-litalia-per-non-aver-protetto-gli-abitanti-dai-rifiuti-tossici



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