Mafia Capitale: il sistema

Pubblicato: 01/04/2021
Mafia Capitale: il sistema

L’art. 416 bis del codice penale, per il reato di associazione mafiosa condanna Claudio Caldarelli a 9 anni e 4 mesi di reclusione.

“Un capo di imputazione che ti rimane cucito addosso come un marchio indelebile” dichiara il Caldarelli che affida alle pagine de La Linfa la sua storia.

“Sono molto arrabbiato, sono stato tradito e sacrificato dal sistema, quello stesso sistema che ho servito per 13 anni e che piuttosto che tutelarmi mi ha venduto; forse dovevo essere il capro espiatorio per mettere fuori gioco, definitivamente, Massimo Carminati con il suo passato alquanto chiacchierato o forse la vicenda nota alla cronaca come Mafia Capitale doveva servire per spostare l’attenzione e coprire altre “storture del sistema” che avrebbero fatto crollare il SISTEMA e arrestato la scalata al potere di autorevoli personaggi coinvolti nello scandalo Consip?

E’ una riflessione che nasce spontanea anche alla luce del pensiero, a suo tempo espresso e consegnato alla stampa, dall’On. Cicchitto che ne parla in un articolo pubblicato da l’Espresso. Se lui per primo, uomo di palazzo, ha letto “mafia capitale” in questa chiave di lettura, il dubbio è legittimo. E lo dimostrano le sentenze pronunciate: una sorta di contraddizione in termini oserei dire: il primo grado non ravvede il reato di mafia, addirittura il 416 bis; l’appello invece si. Due sentenze per una stessa fattispecie in profondo disaccordo, strano no?

Mi piacerebbe capire sulla base di cosa l’appello ha comminato la sentenza per mafia e condannato il sottoscritto al 416 bis se dagli interrogatori resi in sede processuale in qualità di testimone della difesa, dal Comandante dei Ros dei Carabinieri, capitano De Lellis che conduceva le indagini, dalle intercettazioni telefoniche a cui sono stato sottoposto per ben tre anni, non è emerso nulla del genere. Lo stesso Cantone che indagava sul Comune di Roma dal 2010 al 2016 non ha mai parlato di 416 bis; il prefetto Gabrielli…vuoi che se avesse intravisto presupposti di associazione mafiosa non avrebbe commissariato il comune capitolino? Il 2 dicembre del 2014 alla buon’ora i Carabinieri e la Polizia sono venuti a visitarmi presso la mia abitazione, con un regolare mandato di perquisizione e cosa hanno trovato? Nulla che potesse ricondursi al reato di MAFIA.

Quando il sistema ti punta, ti si mette contro, puoi avere tutte le ragioni del mondo ma non puoi fare nulla, ti distrugge, sei morto. Questo è ciò che mi fa più rabbia, la malagiustizia, un sistema malato in cui si è pronti a sacrificare la vita degli altri pur di fare carriera. Tutti gli attori di mafia capitale, dai funzionari ai magistrati hanno fatto carriera, sono aumentati di grado fino a ricoprire incarichi apicali. Da quando nel 1992 la politica si è arresa alla magistratura acconsentendo alla cancellazione dell’immunità parlamentare l’unico potere assoluto che rimaneva era quello giudiziario, dei magistrati. Ma chi indaga sul loro operato? Nessuno, ed è questo il loro potere politicizzato che fa paura e non garantisce né equità né giustizia.

E poi interviene la sentenza della Suprema Corte di Cassazione che ribalta tutto e si uniforma alla sentenza di 1° grado. Ho scontato 3 dei 9 anni di reclusione presso il carcere di Rebibbia dove ho convissuto con altrettanti detenuti – vi era anche un ergastolano, in un clima di serenità e rispetto. Non ho subito alcuna forma di minaccia né di ritorsione anzi la convivenza è stata pacifica e tranquilla al punto da permettermi di scrivere il mio libro “Mafia Capitale, la verità raccontata da un protagonista” e mentre attendevo, a piede libero la sentenza della Suprema Corte, scrivevo “La chiamavano Mafia Capitale” in cui racconto la verità dei fatti, l’ingiustizia di cui sono stato vittima”.

Perché Mafia Capitale di Caldarelli si legge insieme al Sistema di Palamara?

“Perché la storia di mafia capitale è figlia del sistema, noi siamo stati creati dal sistema perché servivamo al sistema per la scalata al potere dei capi, per salvare corrotti e corruttori protagonisti di scandali economici, nomi intoccabili delle Istituzioni…insomma un vaso di pandora che sei scoperchiato avrebbero disintegrato il sistema”.

Dr.ssa Mariagrazia Mazzaraco

 



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