La nuova via della seta è il simbolo della Cina nel terzo millennio

Pubblicato: 28/04/2025

“Il sistema di intelligence in Cina ai tempi della Nuova Via della Seta” è il titolo della lezione tenuta da Lifang Dong, presidente dell’Associazione Silk Council e fondatrice dello studio legale Dong & Partners, al Master in Intelligence dell’Università della Calabria, diretto da Mario Caligiuri

La nuova via della seta è il simbolo della Cina nel terzo millennio

Dong ha spiegato l’evoluzione del ruolo geopolitico della Cina, il sistema di intelligence cinese, per poi analizzare le relazioni della Cina con gli Stati Uniti, l’Europa e l’Italia nel nuovo scenario globale.

Secondo la docente la Cina è diventata una potenza economica attraverso una lunga serie di riforme, partendo dal presidente Deng Xiaoping, fautore dell’Open Door Policy, e culminati con l’entrata nel WTO nel 2001, alle politiche strategiche dell’attuale presidente Xi Jinping.

A partire dal 1978, la Cina ha beneficiato di una crescita annua del PIL del 10%, subendo contrazioni in tempi più recenti fino al 5% nel 2025, in linea con la maturazione dell’economia e le nuove sfide globali.

La docente ha illustrato l’ambizioso progetto della Nuova Via della Seta, promosso da Xi Jinping nel 2013, e che, a oggi, vede 150 Paesi inclusa la Cina, permettendo così, di collegare la Cina con l’Asia, l’Europa, il Medio Oriente, l’Africa e l’America Latina.

Nel 2024 l’impegno della Cina nel progetto ha raggiunto un record con 70,7 miliardi di dollari in contratti di costruzione e circa 51 miliardi di dollari in investimenti, portando l’impegno cumulativo dal 2013 a 1.175 miliardi di dollari.

Dong ha spiegato gli indirizzi politici manifestati durante le riunioni plenarie dell’Assemblea nazionale del Popolo e della Conferenza Consultiva del Popolo nelle cosiddette “Due Sessioni” di marzo 2024 e 2025, che ribadiscono alcuni principi cardine dell’attuale politica cinese: rafforzamento del mercato interno, resilienza e autosufficienza tecnologica e scientifica con i piani strategici del “Made in China 2025” e del “China Standards 2035”, sviluppo eco-sostenibile e transizione energetica, promozione del multilateralismo attraverso il progetto della Nuova Via della Seta, per favorire la pacifica convivenza tra i popoli e la proficua cooperazione economica e di sicurezza a livello planetario.

Accanto alle nuove sfide globali, la Cina deve affrontare anche alcuni problemi interni, tra cui il rallentamento della domanda, la disoccupazione giovanile, la crisi immobiliare, il calo demografico e la necessità di accellelare l’innovazione tecnologica.

Nonostante ciò, la Cina continua ad applicare gli obiettivi che si è prefissata nel “14° piano quinquennale”, dove il focus è incentrato su innovazione, sostenibilità, sicurezza e inclusività, con enfasi sulla crescita di alta qualità e sulla modernizzazione socialista entro il 2035.

Dong ha presentato lo sviluppo storico dei Servizi d’intelligence in Cina nell’età contemporanea.

Con l'apertura al mondo, iniziata con la politica di Deng Xiaoping e la globalizzazione, il sistema d’intelligence cinese si è evoluto.

Con l’ascesa al potere del presidente Xi Jinping, è stata introdotta una struttura più complessa e centralizzata di sicurezza nazionale.

Nel sistema cinese lo Stato è direttamente controllato dal Partito Comunista, tanto che il Presidente cinese ed il Segretario Generale del Partito coincidono ora nella persona di Xi Jinping.

Il concetto di sicurezza nazionale, secondo la prospettiva cinese, non riguarda unicamente l’integrità territoriale, ma anche altre aree come l’immagine internazionale della Cina e l’esposizione della Cina al mondo esterno.

La relatrice ha menzionato inoltre la legislazione cinese in materia di sicurezza nazionale e intelligence cui sono seguite numerose riforme dal 2015 al 2025.

Infine, ha illustrato le relazioni della Cina con gli Stati Uniti da una parte, l’Europa e l’Italia dall’altra.

Attualmente i rapporti tra Cina e Stati Uniti sono piuttosto tesi, a causa dell’accresciuta competizione e rivalità strategica tra le due super potenze, con implicazioni significative per il commercio globale, la sicurezza e gli allineamenti geopolitici.

L’amministrazione Trump ha riacceso la guerra commerciale e l’escalation tecnologica con Pechino, introducendo nuove tariffe e misure di contenimento.

Avverso a questa politica protezionista americana considerata aggressiva e unilaterale, la Cina è l’unico Paese che mantiene una posizione ferma e determinata rispetto ai 60 paesi colpiti dai dazi.

Dal 12 aprile 2025 Pechino ha aumentato le tariffe al 125% ai prodotti importati americani, in risposta a Washington che ha elevato i dazi al 145% ai prodotti importati cinesi.

L’amministrazione Trump è attenta inoltre a salvaguardare le proprie posizioni strategiche e di sicurezza: da una parte difende i propri confini, rivendicando la sicurezza sul canale di Panama e la sovranità sulla Groelandia, dall’altra parte si disimpegna dalla Nato e dal conflitto Russo-Ucraino, rivalutando i propri impegni militari nel Medio Oriente per concentrare maggiori risorse al fine di contenere la Cina e affermare la propria supremazia nella regione dell’Indo-Pacifico.

La doc btw si è poi soffermata sulle relazioni tra la Cina e l’Unione Europea, sostenendo che dopo il disimpegno militare di Washington nella Nato e nel conflitto Russo-Ucraino e la guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina, l’Unione Europea abbia adottato una posizione più autonoma e strategica nei confronti della Cina.

Infatti nel 2025 l’amministrazione Trump ha intensificato le politiche protezionistiche nei confronti dell’Unione Europea, imponendo una serie di tariffe che hanno inasprito le relazioni commerciali transatlantiche.

In caso di fallimento delle trattative con gli Stati Uniti nei cosidetti 90 giorni di tregua, l’UE ha già dichiarato che intende adottare contromisure tariffarie e sostegni ai settori più colpiti, nonchè diversificare i partner commeciali, inclusa una possibile apertura più marcata verso Cina, India, Sud America e l’Associazione delle Nazioni del Sud-Est Asiatico.

Dong ha quindi approfondito i rapporti tra Cina e Italia.
L’Italia è  l’unico membro del G7 che ha aderito alla Nuova Via della Seta nel 2019 e poi per motivi geopolitici ed economici nel 2023 il Governo Meloni ha deciso di recedere dal Protocollo d’Intesa per allinearsi al Patto Atlantico.

Tuttavia, il Bel Paese ha cercato di saldare subito i rapporti bilaterali commerciali con la Cina, infatti nel 2024 ci sono state due missioni ufficiali, una guidata dal Presidente del Consiglio Meloni e l’altra dal Presidente della Repubblica Mattarella, firmando accordi in vari settori.

In conclusione, per Dong il rapporto Italia-Cina durante l’era di Trump è segnato da: opportunità economiche (investimenti, export, tecnologia ed altro), pressioni geopolitiche da parte degli Stati Uniti e un costante sforzo dell’Italia per mantenere autonomia e pragmatismo, senza rinunciare alla sua collocazione euro-atlantica.

La docente ha concluso affermando che la Nuova Via della Seta assume un significato ancora più strategico per la Cina, in un mondo sempre più multipolare e frammentato.

Con il disimpegno militare degli Stati Uniti in Europa, l’accento posto da Washington sull’Indo-Pacifico e il ritorno del protezionismo economico nell’era di Trump, Pechino ha l’opportunità di rilanciare la Nuova Via della Seta come potente strumento di soft power cinese. 

La Redazione



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