Le api amiche dell’uomo

Pubblicato: 01/05/2021
Le api amiche dell’uomo

Ancora oggi, ma già sulle pitture rupestri di migliaia di anni fa, i raccoglitori di miele si vedono approcciare i favi brandendo oggetti fumanti, di solito paglia, mazzi di stoppa, comunque materiale che produca abbondanti sbuffi di fumo.

Gli apicoltori moderni usano un simpatico attrezzo, detto affumicatore, dotato di un piccolo mantice con cui sbuffano sulle api fumo derivante da rotoli di cartone, inseriti nella camera di combustione dell’affumicatore.

Ci saremo chiesti tutti il perché, la risposta è semplice: il fuoco è l’unico vero, antico nemico delle api, per questo la situazione che ne preannuncia l’arrivo, cioè il fumo, è il più importante segnale di pericolo.

Gli apicoltori di tutti i tempi conoscono questo particolare, per questo usano la tecnica di affumicare leggermente le api, perché questo le confonde spingendole a fare riserva di miele necessaria per affrontare la fuga dalle fiamme; contemporaneamente, con il pieno di miele appena fatto, sono meno propense a pungere l’apicoltore che può meglio destreggiarsi durante le operazioni che si svolgono sull’arnia (ispezioni, etc.).

Detto ciò, una famiglia di api in salute presenta essenzialmente una popolazione costituita da api di sesso femminile, ognuna con un compito specifico.

Avremo pertanto una regina, il cui impegno essenziale è quello di assicurare la riproduzione ed il perpetuarsi della specie, attraverso la deposizione giornaliera, in certi periodi, di un migliaio di uova al giorno.

La produzione poi di sostanze, dette feromoni, la cui emissione ed intensità, percepita dal resto della popolazione dell’arnia, assicura stabilità e tranquillità alla comunità rassicurata dall’esistenza di una regina, completano il resto delle sue attività.

Le api operaie si dividono in nutrici, ceraiole, bottinatrici, guardiane.

I maschi che si chiamano (fuchi) si ritrovano in alveare a partire dalla primavera, nel periodo precedente la sciamatura; essi sono essenzialmente preposti all’accoppiamento che compiono durante il cosiddetto volo nuziale che la regina vergine effettua una sola volta nella vita, accoppiandosi in aria con più fuchi dei quali conserva lo sperma in apposito organo (spermateca) che le basterà per fecondare le migliaia e migliaia di uova che deporrà nella sua vita (circa due anni).

I fuchi, compiuta la loro opera, non risultano più utili alla famiglia, perciò a fine estate vengono ”gentilmente“ indotti a non farsi più vedere nell’alveare: ridotti così in gruppetti solitari, si lasciano morire di fame, perché non sono in grado di bottinare, cioè di andar per fiori a raccogliere cibo (nettare).

La prossima volta parleremo delle patologie biotiche ed abiotiche che affliggono le nostre amiche, essenziali per la vita dell’uomo sulla terra. 

QUERCUS



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