Il dramma degli incendi boschivi

Pubblicato: 01/08/2021
Il dramma degli incendi boschivi

Stiamo assistendo in queste ultime ore al dramma degli incendi boschivi che hanno distrutto il territorio agrario e forestale della provincia di Oristano, sino a coinvolgere strutture abitative e di lavoro. Con la tristezza nel cuore di chi scrive, derivante dall’essere consapevole di quel che significa la devastazione lasciata dal passaggio del fuoco e dell’enorme sforzo devoluto da coloro che intervengono nelle operazioni di spegnimento, non si può tuttavia tacere la ormai rassegnata assuefazione, innanzi a notizie che da anni , monopolizzata per qualche giorno la scena dei servizi televisivi e delle pagine dei giornali, passano nel dimenticatoio per ripresentarsi puntuali alla prossima estate rovente.

La domanda di sempre, perché si verificano gli incendi boschivi ed agrari? Distinguiamo subito due tipologie di cause: quelle colpose e quelle dolose. Alla base delle prime ci sono eventi tipicamente connessi ad attività agricole, quali la ripulitura dei terreni dalle stoppie, dalle erbe infestanti, o alla bruciatura dei rifiuti. Situazioni che per sottovalutazione, imperizia etc. sfuggono al controllo e si trasformano in eventi incendiari di complicata gestione che necessitano di intervento di personale specializzato e di mezzi idonei.

Alla seconda casistica appartengono deliberati atti dell’uomo, a volte diretti alla distruzione del patrimonio forestale o agricolo, altre, aventi ad oggetto diverse finalità  che si trasformano nelle tragedie di queste ore. Tra le motivazioni sottostanti un incendio doloso ritroviamo infatti, il procacciamento del pascolo, atti intimidatori e di rivalsa tra squadre di cacciatori, truffe nella gestione dei lavori di pulizia delle banchine stradali, “avvantaggiati” con il fuoco, disturbi mentali; ai cui  e solo a  questi, andrebbe correttamente collegato il termine, spesso abusato, di piromania.

Un’ultima categoria di cause la rinveniamo in fatti accidentali, come lo sprigionarsi di scintille e fiamme dal sistema frenante di treni in corsa, scariche da linee elettriche ed ancora più rari casi di autocombustione e fenomeni atmosferici, come i fulmini.

Qual è l’apparato predisposto in Italia per la gestione del fenomeno incendi boschivi? Ovviamente a comporlo è il benemerito Corpo dei Vigili del Fuoco, organo di protezione civile nazionale e da sempre deputato anche all’estinzione degli incendi. Il Servizio aereo antincendi, costituito dagli aerei Canadair, pilotati da personale di compagnie private, e dagli elicotteri di Esercito e Marina, coadiuvato da un consistente numero di elicotteri ed aerei di proprietà delle società private che stipulano contratti milionari con le varie regioni italiane. Si aggiunga inoltre un numero consistente di agenzie forestali regionali, una miriade di organizzazioni di volontariato ed i ben noti operai forestali, in particolare quelli di Calabria e Sicilia.

Sino alla riforma Madia, il coordinamento e la lotta attiva agli incendi boschivi era affidata al Corpo Forestale dello Stato che con i suoi Nuclei Antincendio e più di un migliaio di Comandi Stazione disseminati sul territorio nazionale interveniva prontamente su ogni avvisaglia di incendio, evitando che modesti, iniziali focolai si trasformassero in situazioni ingestibili, in quanto degenerate al punto da necessitare dell’ intervento aereo. Fiore all’occhiello del C.F.S. era la flotta di aeromobili che contava più di trenta elicotteri, condotti da specialisti nell’estinguimento degli incendi e nel soccorso in montagna e che tanto faceva risparmiare all’Erario.  

All’indomani del dissolvimento e dispersione degli uomini e donne del C.F.S. e dei loro mezzi, in vari enti dello Stato, cui seguì  l’attribuzione del servizio antincendi boschivi principalmente ai Vigili del Fuoco, agli attuali Carabinieri Forestali spettano le sole indagini di polizia giudiziaria e non più l’intervento diretto sugli incendi. Ora tutto questo costituisce comunque una macchina imponente che va gestita da catene di comando stratificate e variegate, alla quale è stato sottratto quel servizio garantito dall’ex C.F.S. che nell’attuale veste non interviene più sul fronte del fuoco, con un evidente rallentamento dell’attività di spegnimento. Come si fa a non comprendere che un’autobotte dei Vigili del Fuoco che ad oggi  dovesse, partendo in genere da un capoluogo di Provincia, giungere su di un un bosco di collina o di montagna, magari a decine di Km dal luogo di partenza, qualche problema nell’efficacia dell’intervento probabilmente… lo registra? Un incendio boschivo inoltre, è un vero e proprio combattimento che i Forestali ingaggiavano con le fiamme, il cui esito era legato ad una storica esperienza, alla perfetta conoscenza del territorio, dell’orografia, dei venti  e soprattutto della qualità del soprassuolo forestale (Conifere-Latifoglie), cosa di non poco momento in un incendio boschivo, ma tutto questo è andato letteralmente a farsi benedire… perché si disse:  Abbiamo realizzato un gran risparmio…!

A voler  quantificare i danni in termini di vite umane, di migliaia di ettari percorsi dal fuoco,  di animali selvatici  morti tra le fiamme, non sappiamo se si potrà ancora parlare di risparmi. Siamo diventati il Paese degli stati di calamità seriali, legati alla instabilità idrogeologica che fa spesso il paio con la gravità del fenomeno incendi boschivi ma, prima ed intanto, siamo stati bravissimi a complicare le cose e distruggere quel po’ che funzionava.

Alla prossima conta dei danni, se qualcuno non metterà seriamente mano alla questione …!

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