Apparati di contrasto a focolai epidemici

Pubblicato: 01/03/2021
Apparati di contrasto a focolai epidemici

Nel 2002, all’indomani dell’attacco alle Torri Gemelle, gli Stati Uniti d’America istituirono il Ministero della Homeland Security (Sicurezza Interna), con la finalità di dotare la nazione di un efficace strumento di prevenzione e repressione di atti terroristici.

Lo scudo di protezione nazionale venne innalzato non solo nei confronti di azioni di carattere eclatante e violento come quello subito nel cuore finanziario di New York, l’11 settembre 2001, ma anche per la difesa dalla minaccia di attacchi aventi come obiettivo, persino la catena alimentare interna al paese.

A tal fine venne emanato nello stesso anno il Bioterrorism Act, per cui, qualsiasi tipo di produzione alimentare estera che potesse importarsi negli Stati Uniti, doveva passare il vaglio di un preliminare obbligatorio accreditamento presso la Food and Drug administration e dei suoi relativi standard di controllo, registrando tutte le imprese che intendessero commerciare in sostanze alimentari con gli Stati dell’Unione.

Nel settembre 2004, l’allora Ministro della Salute Sirchia, nell’ambito del simposio “Italia-Usa sul Bioterrorismo” annunciò l’acquisto di cinque milioni di dosi di vaccino antivaiolo che andavano ad aggiungersi alle cinque già stoccate, preparandosi ad affrontare una eventuale minaccia bioterroristica; sì da esser pronti a vaccinare i più esposti ad una simile evenienza: Vigili del Fuoco, personale sanitario, forze armate.

La rivista di Intelligence Italiana “GNOSIS”, in un articolo del 2010 era ancora a chiedersi quanto il nostro Paese fosse preparato ad affrontare un pericolo del genere e restituiva una panoramica mondiale sullo stato dell’arte, con particolare riguardo agli Stati Uniti ed all’Europa, derivandone un quadro non particolarmente rassicurante.  

La mancanza di reale percezione del rischio emergeva in tutta la sua drammaticità, tant’è che alcuni articoli giornalistici in particolare uno del Washington Post, metteva in seria discussione l’establishment di governo sulla reale capacità di reazione ad un simile evento; sicché poche ore dopo l’uscita dell’articolo, l’amministrazione Obama cercava di colmare le lacune del sistema, attraverso interventi di potenziamento e finanziamento mirati.

Precedentemente, nel 2006, un giornalista del quotidiano inglese The Guardian, aveva dimostrato la facilità di acquisto per posta del genoma del vaiolo, rivelando così il reale pericolo che malintenzionati potessero assemblare un virus da usarsi contro la popolazione.

Il giornalista era stato capace di ordinare il DNA del patogeno, richiedendo di apportare alla società produttrice tre modifiche genetiche per renderlo inoffensivo, proprio per non incorrere in violazioni della legge britannica antiterrorismo del 2001, evidentemente ancora non efficace a garantire più stringenti controlli.

L’interesse alla questione era ed è particolarmente alto, già in quegli anni si parlava di chimere, cioè di creature di laboratorio, deliberatamente costruite per scopo di lucro, come chiaramente denunciava Jane Burgermeister, giornalista scientifica, depositando presso l’FBI nel 2009 , un esposto contro le Nazioni Unite, l’Organizzazione mondiale della sanità ed alcune case farmaceutiche per aver deliberatamente creato il Virus H1N1 (influenza suina) in laboratorio e di averlo diffuso con intenzioni malevole per profitto.

Più volte si era prospettato da parte di autorevoli scienziati e membri di governo il pericolo di un attacco di proporzioni pandemiche, attraverso patogeni modificati allo scopo in laboratorio.

Infatti anche in Europa con il Ras-Bichat si cercò nel 2002 di affrontare l’evenienza, predisponendo un programma di cooperazione su preparazione e risposta ad attacchi di bioterrorismo.

Sulla medesima scia nel 2004, è sorto il Centre of Desease Control an Prevention (ECDC), operativo dal 2005, con il compito di sorveglianza per quel che attiene malattie e preparazione in caso di pandemie a seguito di attacchi del genere.

Nel 2020, o anche prima, il paventato evento pandemico si è concretizzato: tutti noi in queste ore, mentre si scrive, ne siamo testimoni; siamo anche consapevoli di quelli che sono i livelli di risposta della nostra società, sia in termini di rapidità che di efficienza di quella macchina anti pandemia, preconizzata e tanto invocata in tempi non sospetti. Ma di cosa si sia trattato veramente, se di uno spillover naturale o di altro, non è ancora chiaro. Cercheremo di porci delle domande nel prossimo articolo.

QUERCUS



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