Cirenei della gioia

Pubblicato: 04/05/2024
Cirenei della gioia

Siamo ancora nel tempo di Pasqua e in questa domenica il messaggio principale che campeggia fra tutti è il tema della gioia. In questo tempo c’è tutto uno sfolgorare di luce e di gioia che viene dal saperci amati da Colui che ha vinto la morte. Dovremmo accogliere o almeno prendere consapevolezza che lo Spirito agisce e ci riempie della Sua Grazia. E’ una risorsa per i credenti, perché quando si è pieni dello Spirito di Dio, poi si riesce ad affrontare ogni situazione; si vive la vita in maniera diversa; ci sentiamo amati ed amiamo con maggiore autenticità. 

Il Vangelo di oggi ci ricorda proprio questo: il Signore ci ama e ci invita ad amarci gli uni gli altri. Ed è Lui che ci augura questa gioia ed auspica per noi una gioia piena, perché è venuto a donarcela e a metterci nella condizione di viverla in pienezza. Si tratta della gioia dei credenti, una gioia “evangelica” che dovrebbe caratterizzare tutto l’agire umano e cristiano, anzi, il cristiano “seguace di Cristo” dovrebbe essere un autentico testimone di gioia.

Anche nelle circostanze difficili, anche durante le situazioni più complesse della vita, in mezzo alle persecuzioni, alle derisioni, il cristiano riesce ad affrontare ogni situazione della sua vita in maniera diversa. Perché, in effetti, è vero, i motivi per essere tristi, i motivi per soffrire ce ne sarebbero tanti, specialmente oggi, ma quello che ci caratterizza come cristiani è riuscire ad affrontare, riuscire a relazionarci con gli altri, anche quando è difficile, anche quando chi sta di fronte a noi ci infastidisce, se non addirittura ci perseguita. 

Noi, pieni di gioia e amore per Gesù riusciamo ad andare oltre ogni ostacolo e contradditorio perché sappiamo bene che ogni persona è un dono di Dio da amare sempre anche se diventasse nostro nemico.

La gioia evangelica che Gesù ci dona non è riconducibile alle gioie di questo mondo effimere e passeggere. Quelle sono gioie caratterizzate da una matrice materialista-edonista per cui ci si illude di poter essere felici nel possesso delle cose o dell’altro, nel successo o nel piacere di un momento; la gioia del Risorto, invece ha una matrice evangelica e vale il “Sangue di Cristo” versato per noi dalla croce. Eppure non c’è niente di genuinamente umano che non venga apprezzato dal Signore. Lo affermava don Tonino Bello in un suo scritto quando parlava dei cirenei della gioia: «Le gioie genuinamente umane, che fanno battere il cuore dell'uomo, per quanto limitate e forse banali, non sono snobbate da Dio, né fanno parte di un repertorio scadente che abbia poco da spartire con la gioia pasquale del Regno. L’umanissima gioia che ti rapisce di fronte al sorriso di un bambino, al lampeggiamento degli occhi, agli stupori di un’anima pulita, alla letizia di un abbraccio sincero, al piacere di un applauso meritato, all’intuizione di cose grandi nascoste dietro i veli dell’effimero, alla fragilità tenerissima di cui si riveste la bellezza, al sì che finalmente ti dice la persona dei tuoi sogni. Non vi è nulla di genuinamente umano che non trovi eco nel cuore e nell’anima» (cfr. Don Tonino Bello).

Tutte le piccole gioie dunque, anche quelle che potrebbero sembrare futili e banali, se vissute con umanità e attenzione all’altro, sono nel cuore di Dio che vuole la nostra gioia e gioisce con noi quando gioiamo delle piccole cose, perché in fondo l’uomo cerca nelle piccole cose la felicità e in genere la trova proprio lì ne quotidiano.

Dovremmo riscoprire il Vangelo della gioia perché, al contrario, ci viene facile rifarci sempre al Vangelo della Passione e della tristezza.

Chiediamo al Signore  che ci dia tanta gioia, ci riempia il cuore di questa gioia, una gioia pasquale piena di luce e speranza, una gioia che ti rende sereno e fiducioso anche in mezzo alle tempeste della vita.

Chiediamo pure al Signore che ci renda “cirenei della gioia” così come auspicava don Tonino Bello perché è dando che si riceve. Infatti se regaliamo un sorriso a chi ci sta dinanzi e magari lo troviamo rattristato, pieno di pensieri, in quel preciso momento abbiamo donato uno “sprazzo di luce” nel suo cuore e noi stessi veniamo confermati dall’altro circa la bontà del sorriso che apre i cuori e trasmette gioia, anche quando le lacrime stanno rigando il nostro volto, anche quando ci sembra di soccombere sotto il peso delle fatiche di ogni giorno.

Cristo Risorto pur mostrandosi con le sue ferite ci dice che la prospettiva è la gioia, la gioia da vivere ora e in futuro, nella  pienezza dell’eternità.

don Alfonso GIORGIO



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