Pentecoste: voglia di futuro

Pubblicato: 07/06/2025
Pentecoste: voglia di futuro

Oggi e' la solennità di Pentecoste, 50 giorni dopo la Pasqua; potremmo dire, sicuramente che con questo evento inizia il tempo della Chiesa, il tempo nuovo, il tempo dello Spirito, della vita spirituale.

Il giorno è arrivato, l'ora è giunta, è il momento in cui quel che viene vissuto all'interno di noi stessi ora deve venire fuori.
Molto spesso sentiamo dire da molti cattolici che non è necessario andare in Chiesa, non è necessario frequentare il Tempio né partecipare al culto domenicale, all'Eucaristia, perché tanto la fede è un fatto intimo che ognuno può ottenere, può vivere ovunque e nel modo che vuole. Certo questo è vero, oltretutto ognuno è libero di agire come vuole e vivere liberamente la sua intimità con Cristo, però dalla Pentecoste in poi siamo chiamati a sentirci comunità, cioè Chiesa viva e a mettere a disposizione degli altri questa fede ricevuta in dono perché la fede, per se stessa, va testimoniata, - "una lucerna è fatta per stare sul lucerniere non sotto il moggio" cibricorda Gesù- inoltre è necessario sentirsi "comunità in cammino", gli uni accanto agli altri.

Dopo aver ricevuto il dono dello Spirito diventiamo così capaci di mettere fuori quel che abbiamo nel nostro intimo e testimoniarlo a partire da chi ci sta accanto, poi in senso missionario anche andare oltre il cerchio dei ristretti che conosciamo, perché come Gesù stesso ricorda: risulterebbe molto comodo stare solo con quelli che si amano, non ci sarebbe alcun merito.

E' vero che la Pentecoste è un dono dall'alto ma è altrettanto vero che se non c'è disponibilità ad accogliere il "fuoco dello Spirito: ..il Signore non può nulla con noi.
La Pentecoste ci irrobustisce nello spirito e ci dona la capacità di entrare nel cuore degli altri.

A riguardo don Tonino Bello proponeva una bella analisi della realtà: "Il complesso della serialità. Benché si dica il contrario, noi oggi amiamo le cose costruite in serie. Gli uomini fatti in serie. I gesti promossi in serie. (…) C’è un livellamento che fa paura. L’originalità insospettisce. L’estro provoca scetticismo. I colpi di genio intimoriscono. (…) Lo Spirito Santo, invece, ci chiama all’accettazione del pluralismo, al rispetto della molteplicità, al rifiuto degli integralismi, alla gioia di intravedere che lui unifica e compone le ricchezze della diversità. La Pentecoste vi metta nel cuore una grande nostalgia del futuro». (Antonio Bello, Alla finestra la speranza. Lettere di un vescovo, Paoline, Cinisello Balsamo 1988).

Si tratta della novità introdotta dallo Spirito nel mondo. Tanto che non hanno piu ragione di essere le routine del "si è sempre fatto cosi e nulla dovrà cambiare".
La Pentecoste dovrebbe metterci nel cuore una grande nostalgia di futuro, perché la prospettiva è nel futuro, in quello che accadrà, quale sorpresa di Dio.

Con il nostro operato e con la docilità allo Spirito potranno accadere grandi cose; nel momento in cui ci impegniamo concretamente a far deflagrare, a far espandere quel dono dello spirito che abbiamo ricevuto, le cose cambiano, la nostra vita cambia, il fuoco dello spirito riempie i nostri cuori e ci dona una gioia indicibile.

don Alfonso GIORGIO



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