Non di solo pane vivrà l'uomo - dissertazione sul cibo ed i suoi simbolismi nella Bibbia -

Pubblicato: 10/06/2025

In Matteo (4: 1-4) si legge1 Allora Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto per esser tentato dal diavolo. 2 E dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, ebbe fame. 3 Il tentatore allora gli si accostò e gli disse: «Se sei Figlio di Dio, di' che questi sassi diventino pane». 4 Ma egli rispose: «Sta scritto: Non di solo pane vivrà l'uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio»Questa narrazione, tratta dal vangelo di Matteo, uno dei tre vangeli sinottici del canone cristiano, racconta in questi brevi 4 versetti, la fondamentale importanza che il cibo ricopre all’interno delle sacre scritture. Infatti, quasi tutti gli accadimenti più importanti raccontati nella bibbia, che abbiano portato cambiamenti radicali o segnato l’inizio e/o fine di eventi su cui fonda il credo cattolico cristiano, trattano anche di cibo.

Non di solo pane vivrà l'uomo - dissertazione sul cibo ed i suoi simbolismi nella Bibbia -

Il cibo quindi, come nel caso di Matteo 4, è, allo stesso tempo, simbolo materiale e spirituale; ed il pane, il grano, gli ortaggi, la frutta e gli alimenti che l’uomo si procaccia con il proprio lavoro, come vedremo, hanno un significato religioso, molto più profondo rispetto quello legato al consumo di quelli di origine animale.

 

Il Libro della Genesi – dove tutto ebbe inizio, più di una volta -

Gen. 6:7 Il Signore disse: «Sterminerò dalla terra l'uomo che ho creato: con l'uomo anche il bestiame e i rettili e gli uccelli del cielo, perché sono pentito d'averli fatti»

In questo passo di Genesi, il Signore Iddio, dopo gli accadimenti descritti nei precedenti capitoli e con particolare riferimento sulle condotte immorali degli uomini riportati nei primi versi di questo capitolo, (1 Quando gli uomini cominciarono a moltiplicarsi sulla terra e nacquero loro figlie, 2 i figli di Dio videro che le figlie degli uomini erano belle e ne presero per mogli quante ne vollero. 3 Allora il Signore disse: «Il mio spirito non resterà sempre nell'uomo, perché egli è carne e la sua vita sarà di centoventi anni». 4 C'erano sulla terra i giganti a quei tempi - e anche dopo - quando i figli di Dio si univano alle figlie degli uomini e queste partorivano loro dei figli: sono questi gli eroi dell'antichità, uomini famosi. 5 Il Signore vide che la malvagità degli uomini era grande sulla terra e che ogni disegno concepito dal loro cuore non era altro che male.), prende tale decisione dopo una serie di eventi a catena, narrati in Genesi 4 che, come conseguenza all’episodio che per primo inserì il termine ‘morte’ e ‘spargimento sangue’, fino a quel tempo mai trattati all’interno delle Sacre Scritture (stiamo parlando della morte di Abele per mano di Caino), sfociarono in una intollerata malvagità dilagante.

- Ma cosa c’entra tutto ciò, con il cibo o gli alimenti? -

Ecco invece che, quel versetto di Gen. 6:7, è proprio la conseguenza di un evento ‘decisivo’, relativo all’offertorio sacrificale/alimentare del Signore, come descritto in Genesi 4:1-12 (1 Adamo si unì a Eva sua moglie, la quale concepì e partorì Caino e disse: «Ho acquistato un uomo dal Signore». 2 Poi partorì ancora suo fratello Abele. Ora Abele era pastore di greggi e Caino lavoratore del suolo. 3 Dopo un certo tempo, Caino offrì frutti del suolo in sacrificio al Signore; 4 anche Abele offrì primogeniti del suo gregge e il loro grasso. Il Signore gradì Abele e la sua offerta, 5 ma non gradì Caino e la sua offerta. Caino ne fu molto irritato e il suo volto era abbattuto. 6 Il Signore disse allora a Caino: «Perché sei irritato e perché è abbattuto il tuo volto? 7 Se agisci bene, non dovrai forse tenerlo alto? Ma se non agisci bene, il peccato è accovacciato alla tua porta; verso di te è il suo istinto, ma tu dòminalo». 8 Caino disse al fratello Abele: «Andiamo in campagna!». Mentre erano in campagna, Caino alzò la mano contro il fratello Abele e lo uccise. 9 Allora il Signore disse a Caino: «Dov'è Abele, tuo fratello?». Egli rispose: «Non lo so. Sono forse il guardiano di mio fratello?». 10 Riprese: «Che hai fatto? La voce del sangue di tuo fratello grida a me dal suolo! 11 Ora sii maledetto lungi da quel suolo che per opera della tua mano ha bevuto il sangue di tuo fratello. 12 Quando lavorerai il suolo, esso non ti darà più i suoi prodotti: ramingo e fuggiasco sarai sulla terra».), che portò al primo fraticidio ed al contesto ‘morte’ nelle Sacre Scritture. Qui, il redattore, logicamente, lascia intendere che Caino, oltre a mangiare carne ‘animale’ (comunque non tollerata dal canone alimentare fino a, come poi vedremo, Genesi 9:3-4), non la offre al Signore, limitandosi ad onorarlo esclusivamente con della frutta, al contrario di come faceva Abele.

Ma questa disubbidienza, legata simbolicamente al cibo, non è la prima che ha portato Dio a prendere delle decisioni e/o compiere azioni che hanno cambiato le sorti dell’umanità intera; già, perché come vi ho scritto sopra, nel Libro della Genesi, probabilmente, di inizi ne abbiamo avuti più di uno, ed in ognuno di questi centra il cibo.

Gen. 1:26-30: 26 E Dio disse: «Facciamo l'uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza, e domini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutte le bestie selvatiche e su tutti i rettili che strisciano sulla terra». 27 Dio creò l'uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò. 28 Dio li benedisse e disse loro: «Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra; soggiogatela e dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e su ogni essere vivente, che striscia sulla terra». 29 Poi Dio disse: «Ecco, io vi do ogni erba che produce seme e che è su tutta la terra e ogni albero in cui è il frutto, che produce seme: saranno il vostro cibo. 30 A tutte le bestie selvatiche, a tutti gli uccelli del cielo e a tutti gli esseri che strisciano sulla terra e nei quali è alito di vita, io do in cibo ogni erba verde». E così avvenne.

Questo che avete appena letto, è il passo di Genesi (primo libro della Bibbia), dove si parla per la prima volta di cibo ed alimentazione; infatti, subito dopo aver creato i cieli, la terra, e fatto l’uomo a propria immagine e somiglianza, Dio, parlandogli, ai versetti 29 e 30, specifica loro che tutti gli esseri viventi mangeranno ortaggi, erbe e frutta.  Per tanto, è palese che, Iddio, impone a tutti un’alimentazione esclusivamente vegetariana. Altresì, ogni altro alimento, risulta immondo. Quindi, da quanto possiamo leggere, il compilatore di Genesi, che ricordiamo è attribuita, assieme a Esodo, Levitico, Numeri e Deuteronomio, a Mosè, ci palesa ciò di cui si nutrivano Adamo ed Eva (o meglio, e non è sbagliato dirlo, il primo uomo maschio ed il primo uomo femmina).

Proseguendo la lettura, al capitolo 2, versetti 7-10, (7 allora il Signore Dio plasmò l'uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l'uomo divenne un essere vivente. 8 Poi il Signore Dio piantò un giardino in Eden, a oriente, e vi collocò l'uomo che aveva plasmato. 9 Il Signore Dio fece germogliare dal suolo ogni sorta di alberi graditi alla vista e buoni da mangiare, tra cui l'albero della vita in mezzo al giardino e l'albero della conoscenza del bene e del male. 10 Un fiume usciva da Eden per irrigare il giardino, poi di lì si divideva e formava quattro corsi.), il redattore ci parla per la prima volta del giardino dell’Eden ed in quelli successivi, anche della sua collocazione geografica sulla terra. Qui, durante lo scorrere della lettura però, se leggiamo con attenzione quanto scritto, potremmo scorgere un ulteriore inizio; infatti, ai versetti 16 e 17, troviamo scritto: 16 Il Signore Dio diede questo comando all'uomo: «Tu potrai mangiare di tutti gli alberi del giardino, 17 ma dell'albero della conoscenza del bene e del male non devi mangiare, perché, quando tu ne mangiassi, certamente moriresti». Questi versetti, sembrano come fossero rivolti a soggetti nuovi, diversi, piuttosto che risultare una semplice precisazione, tanto che, sia i precedenti versetti che quelli successivi, sembra, in questo capitolo, parlino di una seconda creazione con nuove ‘creature’, forse più fragili e che debbano essere edotti ed ammoniti su cosa sia più giusto o meno fare? Forse perché sono stati ‘fatti’ diversi e non ‘creati’? Forse perché, rispetto l’uomo maschio e l’uomo femmina di Genesi 1, dovevano svolgere ruoli diversi in posti diversi?

Se rileggiamo nuovamente i passi che parlano della prima creazione, Gen. 1:26-27, analizzandone anche i verbi ebraici con le quali vengono descritte le azioni: (…); Il sesto e ultimo, Dio ordina che la terra produca gli altri animali e lui stesso li “fece” (‘āsāh) (1.24-25); poi annuncia di “fare” anche l’uomo “a nostra immagine, secondo la nostra somiglianza” e così “lo creò (bārā’) a sua immagine e somiglianza, maschio e femmina” (1.26-27), non potremmo fare a meno di accorgerci che, seppure siano utilizzati per rappresentare quella che sembra la stessa azione più ampia del ‘fare’, i due verbi sono distinti in (‘āsāh) e (bārā’). La particolarità che li differenzia però, nella loro specificità, sta proprio nel loro significato simbolico e di attribuzione, perché, mentre il primo significa ‘fare qualcosa con elementi già presenti’ (una sorta di assemblaggio, in pratica) e quindi creare qualcosa di nuovo con alcune cose già pre-esistenti (utilizzato nel gergo volgare e destinato anche all’essere umano), il secondo è ad esclusivo utilizzo di un Dio che, crea dal nulla qualcosa di nuovo senza utilizzare alcun elemento già esistente (e la differenza non è da poco).  

Pertanto, ecco al successivo capitolo 3, ai versetti 1-7 (1 Il serpente era la più astuta di tutte le bestie selvatiche fatte dal Signore Dio. Egli disse alla donna: «E' vero che Dio ha detto: Non dovete mangiare di nessun albero del giardino?» 2 Rispose la donna al serpente: «Dei frutti degli alberi del giardino noi possiamo mangiare, 3 ma del frutto dell'albero che sta in mezzo al giardino Dio ha detto: Non ne dovete mangiare e non lo dovete toccare, altrimenti morirete». 4 Ma il serpente disse alla donna: «Non morirete affatto! 5 Anzi, Dio sa che quando voi ne mangiaste, si aprirebbero i vostri occhi e diventereste come Dio, conoscendo il bene e il male». 6 Allora la donna vide che l'albero era buono da mangiare, gradito agli occhi e desiderabile per acquistare saggezza; prese del suo frutto e ne mangiò, poi ne diede anche al marito, che era con lei, e anch'egli ne mangiò. 7 Allora si aprirono gli occhi di tutti e due e si accorsero di essere nudi; intrecciarono foglie di fico e se ne fecero cinture.), che quella differenza, forse è più palese.

Infatti, questi versetti di Genesi 3, sono quelli successivi a ciò che forse è la descrizione di una seconda e/o diversa creazione di cui vi ho accennato qualche rigo addietro; leggiamoli insieme. Gen.2:18-25 (18 Poi il Signore Dio disse: «Non è bene che l'uomo sia solo: gli voglio fare un aiuto che gli sia simile». 19 Allora il Signore Dio plasmò dal suolo ogni sorta di bestie selvatiche e tutti gli uccelli del cielo e li condusse all'uomo, per vedere come li avrebbe chiamati: in qualunque modo l'uomo avesse chiamato ognuno degli esseri viventi, quello doveva essere il suo nome. 20 Così l'uomo impose nomi a tutto il bestiame, a tutti gli uccelli del cielo e a tutte le bestie selvatiche, ma l'uomo non trovò un aiuto che gli fosse simile. 21 Allora il Signore Dio fece scendere un torpore sull'uomo, che si addormentò; gli tolse una delle costole e rinchiuse la carne al suo posto. 22 Il Signore Dio plasmò con la costola, che aveva tolta all'uomo, una donna e la condusse all'uomo. 23 Allora l'uomo disse: è carne dalla mia carne e osso dalle mie ossa. La si chiamerà donna perché dall'uomo è stata tolta». 24 Per questo l'uomo abbandonerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una sola carne. 25 Ora tutti e due erano nudi, l'uomo e sua moglie, ma non ne provavano vergogna.) Quale motivo ha avuto il compilatore di Genesi di scrivere nuovamente della creazione dell’uomo se lo aveva già fatto al Capitolo 1? Di certo perché, le Sacre Scritture, veicolano attraverso simbolismi, parabole ed allegorie, eventi, messaggi ed accadimenti storici che sono i cardini sui quali poggiano le etiche sociali, morali, religiose ed alimentari delle Comunità in comunione con le stesse. Nell’ottica sociale, queste simbologie, invece, assumono un carattere prevalentemente informativo e di uso pratico, poiché la sua valenza intrinseca e spirituale, la si deve ricercare in quelli che sono i precetti di ogni singola religione.

Nei successivi passi ai prima citati versetti, che portarono Eva a disubbidire Iddio assaggiando il ‘frutto del peccato’, ecco che torna preponderante la simbologia del cibo nei ‘grandi’ contesti biblici, il Signore scaccia Adamo ed Eva dall’Eden, così come esilierà Caino nelle terre di Nod, ed in entrambi i casi, ne cambia la dieta alimentare (per sempre). Sì, perché nei passi successivi (versetti 16-23), questo cambio diventa chiaro: 16 Alla donna disse: i tuoi dolori e le tue gravidanze, con dolore partorirai figli. Verso tuo marito sarà il tuo istinto, ma egli ti dominerà». 17 All'uomo disse: «Poiché hai ascoltato la voce di tua moglie e hai mangiato dell'albero, di cui ti avevo comandato: Non ne devi mangiare, maledetto sia il suolo per causa tua! Con dolore ne trarrai il cibo per tutti i giorni della tua vita. 18 Spine e cardi produrrà per te e mangerai l'erba campestre. 19 Con il sudore del tuo volto mangerai il pane; finché tornerai alla terra, perché da essa sei stato tratto: polvere tu sei e in polvere tornerai!». 20 L'uomo chiamò la moglie Eva, perché essa fu la madre di tutti i viventi. 21 Il Signore Dio fece all'uomo e alla donna tuniche di pelli e le vestì. 22 Il Signore Dio disse allora: «Ecco l'uomo è diventato come uno di noi, per la conoscenza del bene e del male. Ora, egli non stenda più la mano e non prenda anche dell'albero della vita, ne mangi e viva sempre!». 23 Il Signore Dio lo scacciò dal giardino di Eden, perché lavorasse il suolo da dove era stato tratto.

A questo punto della lettura, è chiaro come l’alimentazione sia basata solo su vegetali e questa, oltre a dirla lunga, come direbbe Giovenale ‘mens sana in corpore sano’, e leggerete appresso, cela un più profondo significato legato proprio alla prima opera di creazione dei viventi (uomini e bestie).

Nelle prime battute di questa dissertazione, vi riportai questo versetto di Gen. 6:7 (7 Il Signore disse: «Sterminerò dalla terra l'uomo che ho creato: con l'uomo anche il bestiame e i rettili e gli uccelli del cielo, perché sono pentito d'averli fatti».), scrivendovi a seguire sui motivi di tale espressione; espressione che, rimanda a quello che sarà la più grande inversione di rotta alimentare di tutte le Sacre Scritture. Invero, i successivi due capitoli di Genesi (7 ed 8), raccontano gli eventi del diluvio fino al capitolo 9, dove in modo anacronistico si legge: Gen. 9:1-4 (1 Dio benedisse Noè e i suoi figli e disse loro: «Siate fecondi e moltiplicatevi e riempite la terra. 2 Il timore e il terrore di voi sia in tutte le bestie selvatiche e in tutto il bestiame e in tutti gli uccelli del cielo. Quanto striscia sul suolo e tutti i pesci del mare sono messi in vostro potere. 3 Quanto si muove e ha vita vi servirà di cibo: vi do tutto questo, come già le verdi erbe. 4 Soltanto non mangerete la carne con la sua vita, cioè il suo sangue).

Adesso, non starò qui a spiegarvi perché spunta fuori al versetto 2 il ‘timor di Dio’, ma è la palese conseguenza di una storia che è terminata con lo sterminio dell’intera vita sulla terra, che, di contro, sovverte l’alimentazione concessa da Dio al Suo creato! Ebbene sì, Iddio benedice anche l’alimentazione di origine animale.

Il versetto 4 però, come anticipatovi, appunta che: non si può mangiare ‘…la carne con la sua vita, cioè il suo sangue’. Ma perché questa precisazione? Ci torneremo dopo.

Per molto tempo infatti, anche nel Cristianesimo, erede dell'ebraismo, era vietato mangiare cibi con il sangue. Tant’è che, solo 150 anni fa gli alimenti contenenti sangue cominciarono ad essere tollerati. La fonte più accreditata di questo divieto alimentare in epoca cristiana iniziale ci è data da Tertulliano da Cartagine (155-230 circa), che in ben due suoi testi: "Apologeticum" e “De Præscritpione Hæreticorum" scrive: “Non ci si sdraia per mangiare che dopo una preghiera a Dio. Si mangia secondo la propria fame, si beve come conviene a gente pudica, ci si sazia come gente che non dimentica che anche la notte bisogna adorare Dio. Si discorre come chi sa che Dio ascolta”.

D'altronde, nel VII secolo, precisamente nel 692, anche il Concilio in Trullo (Concilio Quinisextum), tenuto a Costantinopoli, vietò espressamente il consumo di qualsiasi alimento contenente sangue. Non solo, ma le punizioni per coloro che contravvenivano erano severe: scomunica per il popolo e destituzione per i sacerdoti. Eppure Gesù stesso, Ebreo della tribù di Davide, parlando del cibo disse: 14 Chiamata di nuovo la folla, diceva loro: «Ascoltatemi tutti e intendete bene: 15 non c'è nulla fuori dell'uomo che, entrando in lui, possa contaminarlo; sono invece le cose che escono dall'uomo a contaminarlo». 16, 17 Quando entrò in una casa lontano dalla folla, i discepoli lo interrogarono sul significato di quella parabola. 18 E disse loro: «Siete anche voi così privi di intelletto? Non capite che tutto ciò che entra nell'uomo dal di fuori non può contaminarlo, 19 perché non gli entra nel cuore ma nel ventre e va a finire nella fogna?». Dichiarava così mondi tutti gli alimenti. (Marco 7:14-19).

Ma allora, perché seppure Gesù lo permise già ai tempi del Suo Ministero, il divieto di mangiare il sangue perdurò fino al XIX° secolo?

Per par condicio, vista la prima colpevolezza attribuita ad Eva, potremmo dire: ‘questa volta, indirettamente, per colpa di Adamo’.

Adamo, non vuol indicare il suo nome proprio, piùttosto ‘cosa sia’, tantomeno ‘uomo’ in senso letterale; perché il termine ebraico per definirlo è ‘ish’. Adamah in ebraico biblico significa ‘terra e/o rosso’, più genericamente ‘terrestre’ o più largamente oggi, ‘genere umano’. Ma se lo interpretiamo esotericamente, potremmo attribuirgli il significato ‘fatto dalla terra’, creato come un golem e ‘vitalizzato’ dall’alito della vita. L’alito della vita che, in ebraico biblico, non essendoci la concezione espressa dell’anima, viene tradotto con il termine nephesh, che rappresenta antropologicamente il sangue. Il sangue è vita così come riportato nel versetto 4 di Gen. 9, e per tanto, il concetto di alito vitale (inteso come anima) viene concepito come il vitalizzante che era contenuto nel sangue stesso. Quindi, se quel termine ‘terra rossa’, allegoricamente viene inteso: ‘creato da l’innesto del sangue (dna) di Dio, con un genere di ominide già presente sulla terra’, ecco spiegato del perché, tolta la Aleph (prima lettera dell’alfabeto ebraico - il principio – l’uno), al termine Adamo (אדם), rimane la parola ‘DM דָּם (dam), che ha origine dalla radice verbale triconsonantica דמם D-M-M, (le vocali non esistono negli alfabeti semiti) ed in ebraico significa ‘sangue’. Perciò, è ben presto chiaro che, Dio nel sangue ha messo la vita e non si può mangiare un essere vivente in cui vi è contenuto ‘il soffio della vita’ (per sangue negli animali, si intende non mangiarne le 'interiora' nelle quali potrebbe essercene presenza di grumi nello stomaco, intestini, o cucinare il tradizionale 'sanguinaccio' e similari) e/o nel caso dell’uomo, fare opera di cannibalismo. Ma questa è un’altra storia!

Nelle Sacre Scritture quindi, è evidente lo stretto legame tra l’uomo e la terra, con tutti i frutti che Dio ha creato per il sostentamento dei suoi figli. Alberi da frutto, ortaggi, cereali come abbiamo già scritto, sono alla base della vita, tanto che le principali feste religiose sono strettamente connesse ai ritmi agricoli. In generale, il cibo della Bibbia è costituito soprattutto da cereali e legumi. Il pane era alla base dell’alimentazione tipica di un ebreo dei tempi antichi, e questo valeva sia per i ricchi sia per i poveri. Era prodotto quotidianamente. Nell’Antico Testamento ci sono molti riferimenti anche all’alimentazione dei patriarchi. Sappiamo che Isacco coltivava la terra e seminava grano (Gn 26:12), ma che era anche goloso di cacciagione (Gn 27:3-4), che Esaù amava la zuppa di lenticchie al punto da rinunciare al diritto di primogenitura a favore di Giacobbe in cambio di un piatto di questa pietanza (Gn 25), e che Abramo cucinò e offrì ai tre angeli carne di vitello (Gn 18:6-8).

Dalle citazioni nella Bibbia scopriamo inoltre, che l’olio veniva usato sia crudo sia per cuocere gli alimenti (Dt 7:13; Ne 5:11; Os 2:8) o impastare pane e dolci (Es 29:2). Era simbolo di prosperità (“Sia il favorito tra i suoi fratelli e tuffi il suo piede nell’olio.”, Dt 33:24), di gioia (“Dio, il tuo Dio, ti ha consacrato con olio di letizia, a preferenza dei tuoi compagni”, Sal 45:8), sapienza e benedizione di Dio.

Nel Vangelo di Luca leggiamo che Gesù mangiava pesce: “Essi gli porsero (a Gesù) un pezzo di pesce arrostito; egli lo prese e lo mangiò in sua presenza” (Luca 24:42-43). Tutti ricordiamo poi il miracolo dei pani e dei pesci raccontato in Matteo 14:17-21 e Giovanni 6,1-15. Nella Bibbia si fa distinzione tra carne bianca, tipo il pollo (considerata come la carne dei mammiferi), e carne di un pesce (che nasce dalla terra, come vegetali e grano). Si consumava molto agnello, considerato il cibo del Signore, e citato in molti passi: gli Israeliti lo uccidevano per la cena pasquale, come ricordo del sacrificio dell’agnello prima di fuggire dall’Egitto. Non di meno, anche il miele riveste un 'posto particolare' nella dieta ebraica.

- Il Ministero di Gesù, inizia proprio con un miracolo legato al Cibo -

Pensiamo solo alla vita di Gesù, dalle nozze di Cana, il primo dei Suoi miracoli, raccontato nel Vangelo di Giovanni (Giovanni 2:1-11), quando Egli trasformò l’acqua in vino, o alla pesca miracolosa di Simon Pietro, di cui leggiamo nel Vangelo di Luca (Luca 5,1-10). La Bibbia non è di certo un libro di ricette, ma possiamo scoprire tra le righe degli Scritti Sacri molti riferimenti che ci aiutano a capire come e cosa si mangiava ai tempi di Gesù, ed anche in questo caso, quanto sia importante e rilevante la simbologia legata al cibo.

Gesù mangiava sicuramente anche molta frutta, in particolare i fichi, che nell’Antico Testamento rappresentavano insieme ai grappoli d’uva gli uomini buoni e che sono citati in molti passi delle Scritture, come per esempio “Gli diedero anche una schiacciata di fichi secchi e due grappoli di uva passa. Mangiò e si sentì rianimato, perché non aveva preso cibo e non aveva bevuto acqua da tre giorni e da tre notti” (1Samuele 30:12), oppure: “Non è un luogo dove si possa seminare, non ci sono fichi, non vigne, non melograni, e non c’è acqua da bere” (Numeri 20:5).

 Nel Vangelo di Marco troviamo Gesù intento a cercare frutti su un albero di fichi presso Betània (Marco 11:12-14). Tra gli alberi da frutto citati nelle Scritture, troviamo poi il melo, il mandorlo, il cedro, il carrubo, ma anche gelso, noce e così molti altri; ma, sul fico in particolare, è importante riferire che: ’probabilmente, è proprio questo il frutto del peccato e non la mela’. Sì, perché tutti, chi più chi meno, hanno sentito almeno una volta definire la ‘mela’ quale il ‘frutto del peccato’, riferendolo a quello che mangiò Eva; ma se rileggiamo attentamente i versetti che trattano l’episodio, e nello specifico (Gen. 3:7) 7: “Allora si aprirono gli occhi di tutti e due e si accorsero di essere nudi; intrecciarono foglie di fico e se ne fecero cinture”, per logica, seppur non espressamente riportato, è plausibile che le foglie di fico essendo nelle loro immediate disponibilità, fossero le stesse dell’albero da cui ne avevano appena assaggiato i frutti. Allora, perché proprio la mela e non il fico?

L’albero di fico, ai tempi dei primi traduttori greci, non era conosciuto ad occidente e, probabilmente, per legare un accadimento così importante anche alla mitologia locale, si pensò di accostarlo ‘allegoricamente’ all’evento conosciuto come il ‘pomo della discordia’; e, per evitare ulteriori diversificazioni di genere, anche i latini presero per buona questa simbologia, ammettendo che i termini ‘mela’ e ‘male’ avessero anche medesima traduzione ‘malum’, che ne è il suo corrispondente latino.

- Il Ministero di Gesù, così come è iniziato, termina con un evento legato al cibo -

Il vino è da sempre simbolo di civiltà, e, in ambito ebraico e poi cristiano, di tutti i doni provenienti da Dio. Dona consolazione, gioia e sollievo dalla sofferenza. Nella Bibbia gli ebrei bevono vino, ma mangiano anche uva ottenuta dalla vite e consumata sia fresca sia passa.

Ovviamente pensando a Gesù non possiamo fare a meno di ricordare il vino da Lui offerto nell’Ultima Cena, e che con questo gesto diviene simbolo di Salvezza e vita eterna: “Poi prese il calice e, dopo aver reso grazie, lo diede loro, dicendo: “Bevetene tutti, perché questo è il mio sangue dell’alleanza, versato per molti, in remissione dei peccati” (Matteo 26,27-28).

Noi tutti conosciamo l’episodio descritto nei Vangeli dell’Ultima Cena: gli apostoli e Gesù raccolti nel cenacolo consumavano la cena di Pasqua, quando quest’ultimo prese il pane e il vino e li offrì ai compagni come Suo corpo e Suo sangue. Questa scena, dalla quale ha origine l’Eucarestia, viene descritta con significative differenze in tutti i Vangeli, ma nessuno degli evangelisti cita cos’altro ci fosse sulla tavola, oltre a pane e vino; ma, ad essere lampante, sono invece i due collegamenti simbolici del pane (il corpo) ed il vino (il sangue) che, se analizzati nei diversi contesti legati a quanto vi ho scritto finora, dovrebbe farvi riflettere e porre la domanda: ‘ma è tutto così, per come ce lo hanno raccontato’?

Di certo, anche il 'grano' è un alimento molto particolare, e dietro la propria ‘spontanea’ crescita in natura, ancora oggi, se ne discute negli ambienti scientifici e pseudo-scientifici; sì, perché il ‘frumento’, come lo descrisse il Prof. Bressanini: ‘è un mostro genetico dall’indubbia natura e provenienza’!

Il Prof. Dario Bressanini infatti, in suo articolo (Un mostro chiamato frumento, Le Scienze, n. 32, agosto 2014), pubblicato da Zanichelli e poi sul numero di agosto 2014 di “Le scienze”, definisce il frumento: ‘un mostro genetico che non esiste allo stato selvatico’. Afferma nell’articolo, che tra il Triticum Urartu, un cereale selvatico e il Triticum Aestivum, il grano tenero, intercorrono ben due incroci dove, inspiegabilmente e in maniera del tutto innaturale, il genoma completo di due erbacce è stato fuso con quello del cereale, per ottenere per ibridazione una nuova specie che, per giunta, è risultata essere non sterile. È significativo che l’esperto parli esplicitamente di “rottura della naturale barriera tra specie diverse” e di organismi geneticamente modificati, quindi non si tratta di una sorta di “miracolo” della botanica, ma piuttosto d’ingegneria genetica.

Queste scoperte trovano un’incredibile analogia con quella del 2001 del Dott. Steven Scherer, del Baylor College of Medicine’s Human Genome Center of Huston, Texas, che ha pubblicato i risultati delle sue ricerche in cui risulta che: “…ci sono oltre duecento geni nel DNA umano che sono estranei al patrimonio genetico dei vertebrati. Come siano finiti nel nostro DNA è inspiegabile, così come inspiegabili sono le acquisizioni genetiche del moderno grano”. […] “Chiunque abbia compiuto un tale prodigio aveva, a buon senso, un evidente motivo di farlo: ‘permettere all’Homo Sapiens che viveva in Mesopotamia di sfamarsi agevolmente con l’agricoltura e di creare una società civile, stanziale e moderna”. […] “Il miracolo evolutivo rappresentato dal frumento, perfettamente coincidente con quello dell’evoluzione del sapiens, non sono gli unici che sembrano essere accaduti in un passato non tanto remoto e che piano piano vengono portati in evidenza dai moderni studi sulla genetica degli esseri viventi”.

…e concludo, citando su Noè, il Primo Libro di Enoch che, considerato canonico dalla Chiesa Copta ma non per quella Cattolica, nonostante sia citato in due passi del Nuovo Testamento e pienamente accettato dai primi Padri della Chiesa o, almeno, fino al Concilio di Trento, a proposito del primo ‘patriarca’ del post-diluvio, ce lo descrive (nei capitoli 106-108) come presumibilmente non del tutto ‘umano’ e probabilmente nemmeno di origini Ebree.

(…) E poco dopo mio figlio Matusalemme diede moglie a suo figlio Lamech: ella rimase incinta e partorì un figlio maschio. E il suo corpo era bianco come la neve e rosso come un bocciolo di rosa: i suoi capelli in lunghi riccioli erano bianchi come la lana e gli occhi erano molto belli. E quando aprì gli occhi, illuminò tutta la casa come il sole e la casa intera era splendente. Subito dopo, si alzò fra le mani della levatrice, aprì la bocca e si mise a conversare con il Signore della Giustizia. Suo padre Lamech si spaventò e scappò via: corse da suo padre Matusalemme e gli disse: ”Mi è nato un bambino strano, diverso da un figlio di uomo e non simile a nessun: assomiglia ai figli del Dio del cielo.  La sua natura è diversa e non è come noi. I suoi occhi sono come i raggi del sole e il suo portamento è glorioso. Mi sembra che non sia veramente mio figlio, ma degli angeli, e ho paura che sulla terra stia per accadere una catastrofe. E ora, padre mio, ti prego e ti imploro: vai da Enoch, nostro padre e fatti dire da lui la verità, perchè il suo posto è fra gli angeli.

…ed allora: ‘è solo un caso che, fu proprio Noè il prescelto’? …o forse perché la Verità, come scriveva Jean Cocteau: ‘…non va confusa con l’opinione della maggioranza’?

Emilio FERRARA



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(Liber I)

(Liber II)

(Liber III)

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